La Casa Bianca è il luogo che ha visto l’uccisione di ben quattro suoi presidenti. Il 6 novembre 1860, Abramo Lincoln veniva eletto sedicesimo Presidente degli Stati Uniti. Un uomo che si è battuto per colmare distanze ragguardevoli, in un paese giovane e unito con tante contraddizioni. Poco meno di un secolo dopo la Dichiarazione di indipendenza dal Regno Unito, gli stati settentrionali vacillarono di fronte alle intemperanze ed alle rivendicazioni degli stati del sud. Il Paese si trovò coinvolto nella Guerra di Secessione, in particolare sullo snodo della tratta degli schiavi, su cui convergevano le volontà abolizioniste dei settentrionali, con le volontà conservatrici degli Stati Confederati meridionali, su cui si basava il latifondismo. La Posizione di Lincoln era però in discussione. Sebbene convinto abolizionista, di fatto, il suo obbiettivo era la coesione nazionale. Al di là di tale posizione Lincoln fu il Presidente che introdusse una serie di riforme progressiste, la creazione di un sistema bancario centrale e la moneta unica, tra le altre. Ma la sua immagine non sarebbe finita ad assumere il ruolo di Padre della Patria se l’assassinio da parte di John Wlikes Booth non lo avesse fatto martire. E’ quel delitto che ha scolpito per sempre nelle coscienze americane, la sua figura immortale. Di Certo Booth alle 22.00 del venerdì santo 14 aprile 1865,in un teatro pubblico, infilatosi nella loggia presidenziale, e ferito a morte il suo obbiettivo, non poteva immaginare di consegnare un uomo al mito. Buona Lettura
Giuseppe Romito