“Acciaio” è il primo romanzo pubblicato da Silvia Avallone nel 2010 e vincitore del premio Campiello dello stesso anno. La storia è ambientata a Piombino, dove ha sede uno stabilimento per la produzione dell’acciaio e dove vivono le due protagoniste adolescenti. Anna e Francesca vivono in un grande caseggiato popolare in via Stalingrado e sono amiche inseparabili, stanno quasi 24 ore su 24 insieme. Sono anche le ragazze più belle del quartiere popolare con la puzza sotto il naso; considerano tutti gli altri inferiori. Ma quello che le accomuna non è solo l’amicizia! Entrambe vivono una situazione familiare molto complessa. Anna è figlia di un uomo che vive di espedienti ed è sempre al centro di situazioni illegali, Francesca è figlia di un padre violento e ha imparato ad incassare le botte senza un lamento. Pian piano Francesca scopre una parte di se stessa che aveva appena intuito; è una scoperta che la destabilizza e la allontana dalla sua amica per la pelle. Attorno alle due ragazze ruotano le storie degli amici del quartiere, molti dei quali lavorano all’acciaieria, uno stabilimento che di notte si popola di gatti e che, spesso, diventa teatro di tragedie. A me questo libro piace molto, lo trovo realistico e ben scritto, nonostante le critiche che gli sono state mosse . Anna e Francesca non sono le solite eroine senza difetti, anzi… Francesca è addirittura intollerante e superba. In alcuni punti la si ama, in altri la si odia profondamente. All’interno ci troviamo un po’ tutto il mondo adolescenziale, le cose belle e quelle brutte: euforie, spensieratezze, ricerca di libertà, conflitti, rifiuto delle regole e delle imposizioni, amicizie interrotte e ritrovate, amori che sbocciano e situazioni troppo grandi da vivere

Anto Spanò