Una scrittura molto evocativa quella di Grazia Deledda, che ci fa rivivere un tempo ormai andato per sempre. È un po’ come aprire un vecchio album di fotografie, con le immagini ingiallite e sparse tra le pagine perché l’adesivo ha consumato la carta. Siamo a inizio Novecento, in Sardegna, alle pendici delle Baronie, in un luogo dimenticato da tutti, dove il tempo pare essersi fermato. Il paesaggio e la natura sono intrisi nel racconto. È una storia di dolore, di espiazione, di rimpianti, di superstizione e misticismo. Le sorelle Pintor vivono nell’antica casa nobiliare ricordando i tempi in cui la loro vita era più comoda e agiata. Sono cadute in disgrazia, dopo la fuga di una di loro in cerca di un futuro migliore e la successiva morte del padre. Efix, l’unico servo al servizio della famiglia, assiste inerte e con il cuore gonfio al graduale declino della famiglia. Ha un’anima profonda Efix, talmente tanto che non riesce a orientarsi nemmeno lui nei meandri della sua anima. La speranza che le sorti delle sue padrone possa cambiare in meglio nasce quando giunge la notizia che un nipote, figlio di quella sorella fuggita dal paese, decide di raggiungere quei luoghi e quello che resta della famiglia… Tutto è tranne che un’effimera speranza, perché il ragazzo si dimostra un buono a nulla capace solo di peggiorare la situazione. C’è semplicità e decadenza nel quotidiano che racconta l’autrice, si vive alla giornata senza troppe pretese per il futuro… l’accettazione del proprio destino, la consapevolezza che tutti peccati si devono espiare, la penitenza cercata e voluta come l’unico modo per allegerirsi il cuore. Un romanzo molto meditativo, ogni avvenimento porta a una riflessione, tante parole e frasi fanno da specchio e rimandano alla propria interiorità… E la frase emblematica che si misura con la vita terrena, con l’esistenza dell’uomo: “Siamo proprio come le canne al vento… siamo canne e la sorte è il vento…” Mi si è stretto il cuore alla fine e ho provato un senso di abbandono arrivata all’ultima riga.
Anastasia Pisani
Libri di Grazia Deledda

Grazia Deledda

1871, Nuoro

Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, studiò da autodidatta ed esordi come giornalista su riviste di moda. Incrociando influssi veristi e dannunziani, scrisse romanzi e racconti dalla vena etica in cui è descritta la dura vita quotidiana dei compaesani sardi (Canne al ventoElias PortoluMarianna Sirca).