“Cat person” è l’esordio letterario della allora trentacinquenne scrittrice americana Kristen Roupenian. Si tratta di un’antologia di tutti i suoi racconti -tredici per l’esattezza, pubblicati in Italia da Einaudi Stile libero- che negli Stati Uniti, già prima dell’uscita, aveva suscitato un vasto clamore. “Cat person”, il racconto che dà il titolo all’intera raccolta, è stato il caso letterario del 2017, come da anni non se ne vedevano. Dopo essere apparso non sulle pagine, ma sul sito del giornale New Yorker, divenne uno dei pezzi più letti dell’intero anno negli stati Uniti, compresi gli articoli di cronaca, politica e attualità. L’autrice da perfetta sconosciuta era diventata seguitissima sul suo account twitter, cresciuto a dismisura in una contesa tra chi era a favore e gli hater. Su “Cat person” ognuno voleva esprimere la propria opinione e tutto questo portò a un anticipo di 1,2 milioni di dollari per i diritti del libro e a un contratto con Hbo per una serie televisiva. Se il racconto ha avuto una così grande fortuna, avrete capito che si parla di sesso, ma forse non proprio come vi aspettereste. La trama è talmente semplice che la posso svelare senza tanti giri di parole. Una ventenne e un trentenne si conoscono, si piacciono, flirtano fino a una notte di sesso mediocre, dopodiché la ragazza eviterà di rivedere il ragazzo. Nel libro ci sono altri dodici racconti: relazioni interpersonali, sesso, cattiveria, morbosità, meccanismi di potere, sono i temi trattati, toccando anche il genere horror. Non tutti sono all’altezza di “Cat person” –sicuramente lo è “Ragazzaccio” che apre il libro e ci lascia con una serie di interrogativi sui legami affettivi-. A mio modesto parere, aggiungo, che il libro avrebbe trovato giovamento dall’esclusione di tre forse addirittura quattro racconti. E allora, tutto qui? Non sembrano proprio le premesse per il successo di un libro tradotto in 26 paesi. Eppure… “Cat person” è un racconto che non si può non leggere. La prima volta che l’ho fatto mi sono sentita una ragazzina, e credetemi non lo sono. Mi è sembrato di essere tornata indietro agli anni ’80, di essere con un’amica e avere tra le mani una di quelle mitiche riviste con la posta del cuore, nonostante nel racconto la ragazza non ha un gettone telefonico in tasca, ma manda messaggi pieni di abbreviazioni con il cellulare. L’autrice riesce magistralmente a far leva sulla nostra curiosità e portarci con leggerezza a un finale che a rifletterci bene tanto leggero non è. L’immedesimarsi, il trovare una voce in Margot, l’eroina di questo racconto, è la ragione principale del perché sia così tanto piaciuto “Cat person” e perché alcuni uomini ne sono stati spiazzati. La cosa incredibile è che si dia per scontato che sia una storia autobiografica, nonostante l’autrice abbia operato una scelta intelligente nell’usare la terza persona, facendosi sentire coinvolt* tutti. La scelta del punto di vista in un racconto è molto importante e Kristen Roupenian sembra già possederne tutti i segreti, per esempio con gran maestria, sceglie la prima persona plurale, un azzeccato noi, nel già citato “Ragazzaccio”. “Cat person” è un racconto/libro da leggere, nella speranza che un esordio così fortunato non diventi la pietra di paragone a cui ridurre questa brillante autrice e la sua scrittura dalle indubbie qualità.

Beatrice Maffei