Un libro di non facile lettura, almeno per chi si aspetta una divulgazione narrativa con dialoghi e descrizioni del racconto, benché abbia una descrizione psicologica dei personaggi abbastanza notevole. Piuttosto, io lo definirei poetico, per chi come me ama le parole. Come Federico, uno dei protagonisti del romanzo (si perché, di protagonisti ce ne sono più di uno, cono i ragazzi di Don Pino), che con il suo amore per la poesia del Petrarca, il suo poeta preferito, fa delle parole, la sua personalità. E come detto, i veri protagonisti sono i ragazzi che Don Pino tiene in grembo come una madre, i quali li protegge e gli infonde speranza come un padre. La speranza, il tema centrale del libro, che lui vuol donare a loro, (“sfortunati” ragazzi di uno dei quartieri di Palermo dominati dalla mafia), per un futuro migliore, lontano da essa e dalla paura che non li fa spiccare il volo. Alimentando loro il coraggio, gli farà capire che il mezzo per la “salvezza”, è fare di se stessi, strumenti della propria vita. Aprendo un mondo che forse, tanto inferno non è.

Elena Antonini