Pubblicato nel 1958, Colazione da Tiffany mette il lettore di fronte alle contraddizioni di un’America da un lato ancorata ai severi canoni della morale puritana e dall’altro percorsa da fremiti di trasgressione indirizzati a modelli di vita certamente più leggeri e meno rigorosi, inneggianti alla gioia di vivere Un aspirante scrittore narra la vita di Holy Golightly, una ragazza cui cui certo non mancano doti di caparbietà ed insofferenza alle convezioni sociali che però convivono con un carattere dolce anche se cinico, non scevro da gesti di generosità e di solidarietà, pur se non sempre percepiti come tali. Ma questo carattere della giovanissima donna, profondamente sognatrice, disordinata all’inverosimile ed alla continua ricerca della gioia di vivere, si rivela essere il frutto di una fanciullezza negata. Momenti di effimera felicità si alternano a momenti di intenso dolore, ad illusioni e, soprattutto, a delusioni. Di lei, all’aspirante scrittore, non rimarrà che una missiva di incerta provenienza e la visione dell’amato gatto, ben al sicuro dietro la finestra di una casa borghese, dopo essere stato improvvidamente abbandonato. Una visione dalla quale l’aspirante scrittore trae l’auspicio che anche Holy possa avere trovato il suo posto in qualche parte del mondo. Del romanzo, nel 1961 e’ stata tratta una versione cinematografica che si discosta dal testo e che, peraltro, non ha incontrato il favore dell’autore. Un romanzo breve, certamente interessante, che, tuttavia, può non fare immediata presa sul lettore.

Domenico Intini