I protagonisti di questa breve storia sono due giovanissimi ragazzi, Aletè e Paolo, il quale preferisce farsi chiamare Orfeo, anche se non sono del tutto chiari i motivi di questa scelta bizzarra. Aletè ha origini greche, è orfana, vive con due zie e ha una strana caratteristica, quella di far dire alle persone che le stanno accanto la verità; Paolo/Orfeo vive chiuso in una stanza e fa lo scrittore. Dopo un articolo apparso su un giornale, che ha per oggetto le “doti” di Aletè, la famiglia di Paolo la ingaggia per aiutare il ragazzo a risolvere i propri problemi, missione fallita per anni da medici e psicologi. La storia di Orfeo e Aleté si svolge parallelamente a quella di Sofia e Ruggero, protagonisti del romanzo che il ragazzo sta scrivendo ed ancora in stallo. Trovo questo libro mal riuscito in tutti i suoi aspetti: trama, stile, linguaggio… L’autrice si è, secondo me, lanciata in un progetto più grande di lei. Ha iniziato benino, stuzzicando il lettore con le cosiddette doti di Aletè, per poi lasciare tutto quasi in sospeso. Ha voluto cimentarsi con argomenti psicologici impegnativi, per poi non essere in grado di svilupparli e, per concludere, ha voluto far avanzare parallelamente due storie, ma ha solo creato confusione. No, oltre all’affascinante ambientazione nell’isola di Giannutri, decisamente non riesco a trovare alcun pregio in questo libro!

Anto Spanò