Victor ha un appuntamento a casa di Marta, una donna che conosce pochissimo, sposata con Dean che però è a Londra per lavoro, e madre del piccolo Eugenio. Quest’ultimo fa i capricci e non vuole andare a dormire, rallentando quindi il momento di intimità fra i due adulti. Quando finalmente i due vanno in camera da letto, Marta si sente poco bene e chiede a Victor soltanto di abbracciarla, stesi sul letto, in attesa che tutto passi. Ciò non accade e Marta muore fra le braccia di Victor. Victor non sa che fare: non conosce questa donna, non prova affetto o dolore, non ha fatto in tempo a provarne e teme per le conseguenze nel caso lo trovino lì. Senza avvisare nessuno, verifica che il bambino dorma tranquillo, gli lascia del cibo a portata di mano e se ne va, portando con sé, involontariamente, un foglietto con il numero di telefono dell’albergo di Dean a Londra. Passano ben 20 ore quando i familiari di Marta riescono finalmente a rintracciarlo per comunicargli la triste notizia. Nei giorni seguenti, Victor continua a ripensare alla morte di Marta e sente la necessità di sapere come la famiglia ha scoperto il decesso e come ha reagito. È per questa ragione che cerca (e trova) il modo di introdursi nella vita del padre di Marta e in quella di Luisa, la sorella minore di Marta. A Luisa racconterà tutto ciò che è successo quella sera e lei a sua volta lo racconterà a Dean, permettendo un incontro tra i due. Una storia bellissima che parla di menzogne e del destino e delle occasioni mancate, della vita che finisce e della morte che porta via con sé i ricordi, l’esperienza, tutto quanto. Una storia però raccontata con un stile narrativo che non mi è congeniale, attraverso l’uso di periodi lunghissimi che mi hanno reso pesante, lunga e difficile la lettura.

Simona Fedele