Non penso di aver mai letto un libro così disperato: tristi tanti, strazianti più di qualcuno, ma mai così totalmente e completamente privi di speranza. Quello descritto da Yates è un mondo ostile popolato di personaggi mediocri ed inetti, a cominciare dalle protagoniste. Cresciute con un padre assente ed una madre sciocca e superficiale, Sarah ed Emily prenderanno strade apparentemente diverse, ma accomunate dalla solitudine e dal fallimento; l’una sprofondata nel degrado di una vita domestica fallimentare e l’altra trascinandosi stancamente da una relazione all’altra, entrambe saranno incapaci di prendere in mano la propria vita, da cui usciranno sconfitte sotto ogni aspetto. E’ un romanzo durissimo, che non fa sconti e descrive con lucidità impietosa ogni occasione mancata, ogni debolezza, ogni illusione infranta e lo fa con una precisione ed una freddezza quasi chirurgiche, tanto che in realtà non ho mai provato vera empatia per i personaggi, solo un senso di angoscia strisciante e di amarezza. Non condivido il pessimismo “cosmico” che permea l’opera e non sono convinta che questa sia l’unica realtà possibile, ma di sicuro è la realtà per molti e Yates ha avuto il merito di catturarne appieno l’essenza e di andare oltre la facile retorica del sogno americano che imperversava in quegli anni. Un autore complesso e forse non nelle mie corde, ma che voglio scoprire meglio perchè penso abbia molto da offrire.

Giulia Pontecorvo