Gli abitanti di una piccola città della provincia francese sono terrorizzati da una serie di delitti di donne anziane, puntualmente preannunciati ad un giornale locale, in forma anonima, dallo stesso assassino. Dietro questi delitti c’è la condivisione di un terribile segreto. In questo contesto, dominano la scena un insospettabile cappellaio ed un modesto sarto di origine armena che aspira alla taglia di ventimila franchi promessa dalla polizia a chi avesse collaborato alla individuazione dell’assassino.
Simenon è maestro della introspezione psicologica dei suoi personaggi. E puntualmente descrive la lucida follia dell’assassino come le ansie e le paure del piccolo sarto.
Il romanzo, un vero capolavoro, costituisce la terza rielaborazione di un soggetto che ha molto colpito Simenon, vale a dire la condivisione di un terribile segreto. Questo soggetto fu, infatti, trattato una prima volta da Simenon nel racconto Il piccolo sarto e il cappellaio, scritto nel 1947 cui seguì una rielaborazione della medesima storia, Beati gli ultimi, modificata sopratutto nel finale.
Domenico Intini