I Promessi Sposi è un dipinto, di quelli che osservati da angolazioni diverse, fanno in modo che i due personaggi principali possano prendere forma in modo consistente, ma possano altresì nascondersi per lasciare spazio anche al più piccolo figurante, perché il Manzoni ha dato ai suoi “caratteri” un’anima immortale. E’ la storia di un amore ostacolato, per il capriccio di un uomo mediocre ma prepotente e smanioso di potere, nella Lombardia dominata dagli spagnoli negli anni della grande peste del 1628-30. Ciò che rende di questo romanzo storico un capolavoro, è la capacità dell’autore di dare ad ogni personaggio il suo spazio nella scena. Così è possibile sentire l’ira e lo sdegno di Fra Cristoforo nel suo “verrà un giorno…” contro lo spocchioso Don Rodrigo, o l’inquietudine nello sguardo tormentato della monaca di Monza, o il rassegnato dolore e l’amore della mamma che depone il corpicino, vestito di bianco, della sua bambina, sul carro della morte. Anche i capponi, stretti tra le mani di Renzo, dono per un noto avvocato “Azzeccagarbugli”, possono avere il loro momento di gloria nel grande dipinto di Manzoni. Sebbene odiato dalla maggior parte degli studenti che vi si avvicinano con una lettura forzata e poco entusiasta, i Promessi Sposi merita un approccio, privo di condizionamenti scolastici, libero da ogni analisi del testo, di collocazione storico sociale, o di ogni altro preconcetto su base didattica. E’ un’opera che va letta per il solo piacere di assaporarne la sua bellezza. Ed ora provate a leggerla in chiave diversa. Buona lettura.

 

recensione di Giuseppe Romito