Ora che il futuro s’era fatto corto e mi sfuggiva di mano con l’inesorabilità della sabbia che cola dentro una clessidra, mi capitava spesso di pensare al passato della mia esistenza: cercare lì le risposte con le quali sarebbe giusto morire. Perché fossi nata, perché fossi vissuta, e chi o che cosa avesse plasmato il mosaico di persone che da un lontano giorno d’estate costituiva il mio Io. Naturalmente sapevo bene che la domanda perché-sono-nato se l’eran già posta miliardi di esseri umani ed invano, che la sua risposta apparteneva all’enigma chiamato Vita, che per fingere di trovarla avrei dovuto ricorrere all’idea di Dio. Espediente mai capito e mai accettato.
“Un cappello pieno di ciliege”

Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006) è stata una giornalista, scrittrice e attivista italiana. Viene riconosciuta come una delle scrittrici e giornaliste italiani più conosciute di sempre, famosa soprattutto per le interviste a personaggi  famosi sia che politici sia che gente dello spettacolo. Famosa sarà l storia d’amore con il politico, rivoluzionario e poeta greco Alexandros Panagulis, con la quale scriverà uno dei suoi libri più belli in assoluto, Un uomo. Panagulis morirà per colpa della mano dei colonnelli che all’epoca comandavano in maniera dittatoriale in Grecia. Il 29 giugno del 1929 nasceva a Firenze, Oriana Fallacci da Edoardo Fallaci e Tosca Cantini. Muore il 15 settembre del 2006 a Firenze all’età di 77 anni, a causa di un tumore dei polmoni.

Un ruggito di dolore e di rabbia si alzava sulla città, e rintronava incessante, ossessivo, spazzando qualsiasi altro suono, scandendo la grande menzogna. Zi, zi, zi! Vive, vive, vive! Un ruggito che non aveva nulla di umano. Infatti non si alzava da esseri umani, creature con due braccia e due gambe e un pensiero proprio, si alzava da una bestia mostruosa e senza pensiero, la folla, la piovra che a mezzogiorno, incrostata di pugni chiusi, di volti distorti, di bocche contratte, aveva invaso la piazza della cattedrale ortodossa poi allungato i tentacoli nelle strade adiacenti intasandole, sommergendole con l’implacabilità della lava che nel suo straripare divora ogni ostacolo, assordandole con il suo zi, zi, zi. Sottrarsene era illusione.

“Da Un uomo”