Vendette della luna

Te, certo, te, quando la veglia bruna
Lenti adduceva i sogni a la tua culla,
Te certo riguardò la bianca luna,
Bianca fanciulla.

A te scese la dea ne la sua stanca
Serenitade e con i freddi baci
China al tuo viso – O fanciulletta bianca,
Disse – mi piaci.

E al fatal guardo, ove or s’annega e perde
L’anima mia, piovea lene il gentile
Tremolar del suo lume entro una verde
Notte d’aprile.

Ti deponea tra i labbri la querela
De l’usignuolo al frondeggiante maggio,
Quando la selva odora e argentea vela
Nube il suo raggio;

E del languor niveo fulgente, ond’ella
Ride a l’Aurora da le rosee braccia,
Ti diffondeva la persona bella,
La bella faccia:

Onde a’ cari occhi tuoi, dal cui profondo
Tutto lampeggia quel che ama e piace,
Nel roseo tempo che sorride il mondo
Io chiesi pace:

Pace al tuo riso, ove fiorisce pura
La voluttà che nel mio spirto dorme,
E che promesso m’ha l’alma natura
Per mille forme.

Ahi, ma la tua marmorëa bellezza
Mi sugge l’alma, e il senso de la vita
M’annebbia; e pur ne libo una dolcezza
Strana, infinita:

Com’uom che va sotto la luna estiva
Tra verdi susurranti alberi al piano;
Che in fantastica luce arde la riva
Presso e lontano,

Ed ei sente un desio d’ignoti amori
Una lenta dolcezza al cuor gravare,
E perdersi vorria tra i muti albori
E dileguare.

Giosuè Alessandro Giuseppe Carducci (Valdicastello, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano. Viene riconosciuto come uno dei scrittori e poeti italiani più importanti di sempre, e vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1906. Fu contemporaneo di un altro grande poeta dell’epoca, Giovanni Pascoli, che un grande segno per la poetico ottocentesca e nel futuro letterario. Da le sue opere poetiche più importanti ricordiamo: Odi barbariche, Rime e ritmi, Rime nuove, Juvenilia, Giambi ed epodi, Della «Canzone di Legnano», A Satana, Ceneri e faville. Il 27 luglio del 1835 nasceva a Valdicastello, Giosuè  Carducci da Ildegonda Celli e Michele Carducci. Muore il 16 febbraio del 1907 a Bologna colto già in precedenza da alcune paralisi con lo afflissero ne gli ultimi anni.

Casa Carducci

 Ah per te Orazio prèdica al vento!
Del patrio carcere non sei contento,
la chiave abomini grata a i pudichi,
agogni a l’aere de’ luoghi aprichi.
E dove, o misero, dove n’andrai.
Dove un ricovero trovar potrai,
o de’ miei giovini lustri diletto,
o mio carissimo tenue libretto?

“Incipit, Juvenilia”