A nulla vale cambiare le istituzioni se non c’è un «cambiamento del cuore»: in definitiva è questo che Dickens continua a ripetere.

“George Orwell” Eric Arthur Blair (Motihari, 25 giugno 1903 – Londra, 21 gennaio 1950), è stato uno scrittore, giornalista, saggista, attivista e critico letterario britannico. Viene riconosciuto come uno dei scrittori, saggisti e critici letterari britannici più importanti di tutti i tempi, scrivendo autentici capolavori come La fattoria degli animali, La strada di Wigan Pier, Giorni in Birmania ma soprattutto 1984 che ancora oggi è visto come uno dei libri più grandi mai scritti di sempre. Per un periodo il suo insegnante fu lo scrittore Aldous Huxley, che ispiro molto nella sua futura scrittura (anche Huxley scrisse come Orwell romanzi di natura dispotica). Inoltre partecipò alla guerra civile in Spagna nel Partito Operaio di Unificazione Marxista. Il 25 giugno del 1903 nasceva a Motihari, George Orwell. Muore il 21 gennaio del 1950 a Londra a causa della rottura di un’arteria polmonare.

It was a bright cold day in April, and the clocks were striking thirteen. Winston Smith, his chin nuzzled into his breast in an effort to escape the vile wind, slipped quickly through the glass doors of Victory Mansions, though not quickly enough to prevent a swirl of gritty dust from entering along with him.
The hallway smelt of boiled cabbage and old rag mats. At one end of it a coloured poster, too large for indoor display, had been tacked to the wall. It depicted simply an enormous face, more than a metre wide: the face of a man of about forty-five, with a heavy black moustache and ruggedly handsome features.

Era una fresca limpida giornata d’aprile e gli orologi segnavano l’una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro dell’ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui.
L’ingresso rimandava odore di cavoli bolliti e di vecchi tappeti sfilacciati. Nel fondo, un cartellone a colori, troppo grande per essere affisso all’interno, era stato inchiodato al muro. Rappresentava una faccia enorme, più larga d’un metro: la faccia d’un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri e lineamenti rudi ma non sgradevoli.
“Incipit, 1984 trad. Gabriele Baldini”