Cartagena

Con questo
a poco a
poco sono
arrivato al
porto a cui
quelli di Cartagine hanno dato il nome, chiuso a tutti i venti e nascosto e la cui chiara e singolare fama prostra quanti porti il mare bagna, scopre il sole e l’uomo ha navigato.

Miguel de Cervantes Saavedra (Alcalá de Henares, 29 settembre 1547 – Madrid, 23 aprile 1616) è stato uno scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo. Viene considerato come uno dei scrittori e personaggi più importanti di tutti i tempi, e padre  della letteratura spagnola. È autore di uno dei capolavori e pilastri della letteratura mondiale come Don Chisciotte della Mancia, che ancora oggi è uno dei libri più conosciuti e letti del mondo. Il 29 settembre del 1547 nasceva a Alcalá de Henares, Miguel de Cervantes Saavedra da  Rodrigo Cervantes e di Leonor de Cortinas. Muore il 23 aprile del 1616 a Madrid.

 

Incipit, Don Chisciotte della Mancia

En un lugar de la Mancha, de cuyo nombre no quiero acordarme, no ha mucho tiempo que vivía un hidalgo de los de lanza en astillero, adarga antigua, rocín flaco y galgo corredor. Una olla de algo más vaca que carnero, salpicón las más noches, duelos y quebrantos los sábados, lantejas los viernes, algún palomino de añadidura los domingos, consumían las tres partes de su hacienda. El resto della concluían sayo de velarte, calzas de velludo para las fiestas, con sus pantuflos de lo mesmo, y los días de entresemana se honraba con su vellorí de lo más fino.

In una Terra della Mancia, del cui nome non me ne voglio ricordare, non è troppo, che si ritrovava un Cittadino, di quelli, che per ostentazione d’una certa grandezza, tengono lancie, e targhe antiche nella rastrelliera; un can d’aggiugnere, e un ronzin magro da passeggiare. Nel suo vitto ordinario, che era una buona pignatta di un poco più di bue, che di castrato, la sera il più delle volte, carne battuta, il Sabato frittate rognose, i Venerdì lente, e qualche piccioncino di più le Domeniche; spendeva la terza parte delle sue facultà. Il resto di esse consumava in farsi un bel saio di panno finissimo, calzoni di velluto per i dì delle feste, con un paio di pantofole dello stesso, e i giorni tra settimana, faceva il bello con un vestito di panno bigio, del più fino, che si trovasse.
“Trad. Lorenzo Franciosini”