Guardami: sono nuda

Guardami: sono nuda. Dall’inquieto
Languore della mia capigliatura
Alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color avorio.
Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra.
Rosso non ne traspare. Solo un languido
Palpito azzurrino sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre. Incerta
È la curva dei fianchi, ma i ginocchi

E le caviglie e tutte le giunture,
ho scarne e salde come un puro sangue.
Oggi, m’inarco nuda, nel nitore
Del bagno bianco e m’inarcherò nuda
domani sopra un letto, se qualcuno
mi prenderà. E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.

Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – Milano, 3-4 dicembre 1938) è stata una poetessa italiana. Viene riconosciuta come una delle poetesse italiane più importanti del 900, morta giovanissima a soli 26 anni, (si suicidò con dei barbiturici in una sera nevosa di dicembre del 1938, nel prato antistante all’abbazia di Chiaravalle) a causa della malattia depressiva che soffriva già da tempo, a questo si aggiunse anche l’amore negato di Antonio Maria Cervi che i genitori non vedevano di buon occhio. Il padre nascose la vera causa della morte della figlia, attribuita a una polmonite per evitare lo scandalo del suicidio. Il 13 febbraio del 1912 nasceva a Milano, Antonia Pozzi. Muore il 3-4 dicembre del 1938 a Milano.

Il sole
chino sul grembo della montagna
con tensione
grifagna
sembrava un occhio stupefatto d’arancione
cigliato
di raggi a lame vivide
sotto un sopracciglio corrucciato
di nubi livide.

Milano, 14 aprile 1929

Da Parole