Non è un libro di denuncia contro la guerra nel Vietnam, ma la storia di Kim, la bambina che un giorno di bombardamenti viene colpita da una bomba al napalm sganciata da un aereo vietnamita. Il napalm è un derivato di alcuni acidi usato per costruire bombe incendiarie. Questa bomba colpisce Kim e i suoi vestiti si attaccano al suo corpicino provocando ustioni di dolore indefinito. Viene portata ancora viva in obitorio, grazie alla sua famiglia che la stava cercando, viene accertata ancora in vita. Da quella fotografia nasce la sua fama. Purtroppo all’inizio questa pubblicità non le dà la salvezza. Viene usata dal suo governo per propaganda contro gli Stati Uniti e alla domanda, chi fu a sganciare la bomba lei risponde: un aereo vietnamita. Questa risposta fa ridere in tono malvagio i funzionari governativi. Sempre per secondi fini viene aiutata, portata in qualche clinica , viene operata diverse volte ma è sempre prigioniera di paesi comunisti. Finché, finalmente dopo aver perso la speranza, conosce un ragazzo, si innamorano e si sposano in segreto (la famiglia di Kim non approverebbe, lui è un vietnamita del nord.), e provano, e riesco a fuggire e rifugiarsi in Canada. Tanti avvenimenti si susseguono, ma la cosa più significativa è la sua conversione al cristianesimo (già avvenuta in Vietnam); la sua preghiera, il suo amore in Gesù Cristo le danno forza e speranza. Benché non era tutto così a portata di mano, e tutto così facile, Kim non si è mai persa d’animo. Nessuno avrebbe mai scommesso in una gravidanza eppure ne ha avute due. Ha due bellissimi ragazzi e soprattutto sani. Nonostante la sua determinazione non è mai riuscita a finire gli studi, a causa del regime, ha poi ricevuto molte laure honoris per la sua opera di sostegno alle piccole vittime della guerra tramite l’associazione non lucrativa KIM Foundation International. E’ un miracolo questa donna. Una donna che, come definisce lei, l’amore per Gesù le ha dato tanto ed è riuscita a perdonare le persone che le hanno fatto del male e ringrazia sempre per aver incontrato persone in Canada, dove vive tutt’ora, che l’hanno aiutata a sopportare i dolori di un’esistenza che fosse destinata forse, ad aver fine. La sua speranza le ha dato sempre la forza di combattere per una vita dignitosa ed essere grata per la sua sopravvivenza alla guerra. Ho visto la sua intervista alla trasmissione di Fazio, mi ha colpito il suo sorriso. Attraverso lo schermo mi ha trasmesso positività.

Elena Antonini