“Ogni cosa avviene sempre nel tempo e nel luogo giusti. Ogni cosa avviene quando sei pronto a riceverla”. Questa è la frase cardine di tutto il romanzo. Il protagonista della storia si mette in viaggio per l’India con l’intento di praticare yoga e ritrovare se stesso. Non sa però, cosa gli aspetta, vuole solo ritrovare l’equilibrio dopo alcuni traumi vissuti di recente. E’ una metafora sul perdersi e ritrovarsi, infatti finirà per perdersi nel luogo dove è arrivato per ritrovarsi facendo degli incontri inaspettati ma predestinati, proprio perché le cose avvengono quando devono accadere. Ognuna delle persone che lui si relaziona arricchisce il suo spirito. La persona che mette in moto tutti i suoi colloqui è un anziano monaco, Tatanji, ritiratosi in un ashram in compagnia dei suoi gatti. Il monaco che amava i gatti è una storia intrinseca di poesia, che con linguaggio fluido espone come riuscire ad accettare gli avvenimenti dell’esistenza e viverli con consapevolezza nel momento in cui vengono a noi. Quando essi sono nel passato, non bisogna dimenticarli, ma cercare che questo ricordo non influisca con le azioni del nostro presente. Il presente è tutto ciò che abbiamo, se non viene vissuto e la mente si sposta nel passato e nel futuro, dimentichiamo che la nostra vita si svolge adesso. Mentre il futuro deve essere programmato senza alimentare aspettative, la speranza va sostituita con al fiducia. E’ un inno alla vita, poiché ci invita a vivere con gratitudine ogni attimo e vivere ogni giorno come un miracolo e tutti gli accadimenti (felici e dolorosi), servono per uno scopo; sta a noi scegliere quelli che ci incamminano alla consapevolezza. Consiglio questo libro per chi cerca di acquietare il suo animo e per chi vuole finalmente vivere.

Elena Antonini