Cari lettori, un giorno la mia amica Chiara Acciaioli mi prestò un libro che si intitola “Volevo solo vendere la pizza”. Forse qualcuno di voi lo ha letto, per chi non lo conosce, si tratta, ahimè, di un viaggio esilarante ed inquietante nella giungla dell’italica burocrazia, un sistema economico che, con le migliori intenzioni, rischia di soffocare la libera impresa. Oltre a questo progetto, l’autore narra anche le vicissitudini relative all’affitto di un suo appartamento fuori città e, leggendole, sembra di vivere una realtà tragicomica inusuale e infausta.

Credevo si trattasse di uno di quei casi rari e sfortunati che purtroppo possono capitare ma che sono così sporadici che raccontarli diventa poi una barzelletta o, come in questo caso, un libro.

Ma mi sono dovuta ricredere di fronte al racconto di una cara amica che mi ha chiesto di scrivere questo articolo per suo conto dandomi informazioni quanto più dettagliate possibili tralasciando ovviamente nominativi, spazi temporali ed indirizzi per tutelare la privacy (ovviamente la privacy di chi si comporta male).

 

Lo scorso anno, la mia amica – che da ora in poi chiameremo Giovanna – invita i suo affittuari a rifare il contratto di affitto in scadenza con i canonici sei mesi di anticipo previsti dallo stesso. Pur sollecitando una risposta, i signori – che da ora in poi chiameremo Mimì e Cocò – rimandano dicendo che prevedono (forse) di tornare al loro paese di origine – dando (sempre forse) un minimo di preavviso. I tempi poi sono decaduti senza che Mimì e Cocò si facessero vivi con la scusa che in estate, una volta a casa con i parenti, avrebbero preso una decisione. Ma poi l’estate passa, loro tornano e tutto tace.

Giovanna che è molto educata e sensibile, non volendo comunque guastare i rapporti con gli affittuari che abitano nella sua casa ormai da diversi anni con i due figli, decide di andarli a trovare per capire la situazione e cercare una mediazione.

Nonostante la prepotenza di Mimì (il marito) e la poca fiducia sulla veridicità delle parole di Cocò (la moglie), Giovanna si propone di abbassare un pochino la cifra dell’affitto e, al fine di dimostrare la buona volontà al proseguimento del rapporto, di rimbiancare gli interni nonché di sostituire la caldaia che in passato aveva dato qualche problema. Sono spese che la mettono sul momento un po’ in difficoltà ma conta di recuperarli con le mensilità dell’affitto.

Mimì e Cocò sembrano soddisfatti dell’accordo trovato cosicché Giovanna fa riscrivere il contratto di affitto corretto e si adopera per regolarizzare la sua abitazione con la documentazione richiesta dalla nostra cara Legge Italiana. In possesso di tutta la documentazione, contatta telefonicamente Cocò perché ritiri la sua copia del contratto e la legga prima di sottoscriverlo.

Giovanna rimane senza parole quando, il giorno dopo, Mimì si presenta da lei gonfio della sua prepotenza per dirle che avrebbe firmato solo “se mi fai la casa nuova incluso i mobili, non prendi i tre mesi di anticipo (hai paura che non paghi? forse non ti fidi di me eh?) altrimenti ci sto quanto mi pare e piace e non pago niente a nessuno”. Quando Giovanna mi ha raccontato i dettagli di questa conversazione mi è venuto in mente proprio alcuni tratti di quel libro quando l’autore pensa di essere stato scaraventato in un’altra realtà ironica ed improbabile in attesa di un pizzicotto da parte qualcuno che ti dirà che era solo un brutto sogno.

Fatto sta che la Legge prevede che se l’affittuario non paga o non rinnova il contratto, il proprietario non può buttarlo fuori di casa ma deve solo aspettare e andare da un avvocato – immediatamente – onde evitare tempi ancora più lunghi di attesa.

Giovanna, stanca di questa situazione, umiliata per il suo buon cuore e anche arrabbiata per tutto il tempo sprecato ed i soldi spesi male, si reca da un avvocato di sua conoscenza che si mette in moto per cercare di abbreviare i tempi disumanamente lunghi.

Beh, fino a qui, niente di inusuale, solo che… nei mesi successivi Mimì e Cocò sbeffeggiano e deridono Giovanna quando la incontrano in paese gonfi del loro essere superiori, non perché dalla parte della ragione, ma perché supportati da una Legge infame e troglodita che li difende fino all’indifendibile. Non potendo in alcun modo visitare la sua proprietà, Giovanna può solo sperare che non facciano grossi danni. Sembra una barzelletta ma pensate che in caso di allagamento – anche doloso- dell’abitazione, la mia amica non avrebbe potuto entrare ma solo eventualmente chiamare le forze dell’ordine o i vigili del fuoco!

I mesi passano e nonostante lettere, ufficiali giudiziari e telefonate, Mimì e Cocò si godono il passare delle stagioni nella casa della cara Giovanna senza pagare un euro di affitto, senza curarsi dell’eventuale degrado della stessa, senza preoccupazione alcuna. Giovanna invece deve comunque pagare la tassa sulla seconda casa e le spese sostenute per una caldaia nuova in modo che Mimì possa continuare a fare delle belle docce calde!

Un giorno Mimì si presenta da Giovanna senza preavviso, provvisto solo della sua faccia tosta e della sua maleducazione, pretendendo altre ricevute di affitto o meglio quelle relative ai mesi che non ha pagato. Minaccia di andare dai carabinieri. Giovanna si rifiuta di emettere ricevute false e gli spiega che sono fuori legge. Lui risponde “La legge sono io”. Ripensandosi successivamente Giovanna è riuscita a spiegarsi della pretesa di Cocò: avendo in mano le ricevute (12) di un anno solare, il Comune gli avrebbe dato una mensilità! Menomale Giovanna non si è lasciata raggirare!

Costernata ed anche un po’ esausta, si rivolge lei stessa ai carabinieri della sua piccola cittadina e scopre… che loro ne sanno più di lei! Dopo aver raccontato le sue vicissitudini, i carabinieri le raccontano che conoscono Mimì e di come vanno veramente le cose. Mimì vive in Italia da diversi anni e credo che i suoi figli siano entrambi nati in Italia. Lavora saltuariamente, soprattutto lavori stagionali, con molta attenzione a non superare la soglia dei 10.000 euro l’anno al fine di poter ottenere dal Comune tutti gli aiuti possibili ossia almeno una mensilità su dodici sull’affitto, aiuti per pagare la bolletta della luce e dell’acqua, esenzione sul trasporto scolastico, sulla mensa e su cos’altro ancora non lo so. Per non superare la soglia stabilita, lavora a nero quando e come vuole tanto per i lavori agricoli di vario genere spesso il privato non fa alcun contratto di lavoro, non compra i voucher e soprattutto non vuole pagare l’IVA. I carabinieri le hanno anche raccontato che nel suo paese di origine, Mimì e Cocò, indipendentemente dal tenore di vita che tengono qui nella sua cittadina, appartengono ad una categoria diciamo “più che benestante” in quanto possiedono diverse villette in una località balneare prestigiosa nel loro paese di origine che affittano ai turisti. I carabinieri stessi sono stati invitati a passare una vacanza da lui! Giovanna è allibita, non riesce a credere a quanto le viene raccontato. Ma se i carabinieri non possono fare niente, cosa può fare Giovanna che non è più nemmeno giovanissima e ha la forza di una formica arrabbiata?

Continuano a passare le settimane senza che ci siano grandi novità. Mimì e Cocò invitano amici a cena nella casa di Giovanna, ospitano parenti provenienti dal loro paese di origine (perché i carabinieri le hanno raccontato che se chiami tuo padre a vivere in Italia e tuo padre ha bisogno di cure, è lo stato italiano a sostenerle quindi conviene ospitarli per il tempo in cui devono essere curati per poi farli tornare, guariti, a casa loro), abusano della sua proprietà disinteressandosi dei danni che fanno.

Fino a che un giorno l’avvocato avverte Giovanna che sono pronti a riconsegnare l’immobile. Per la data fissata Mimì e Cocò non si presentano ma fanno trovare le chiavi. Giovanna guarda lo stato della sua abitazione, quella che aveva costruito con il marito anni indietro nella speranza che uno dei suoi figli volesse abitarci. Con cattiveria hanno graffiato con una chiave maldestra tutte le porte, hanno grattato le pareti, hanno lasciato il bagno in condizioni pietose, pieno di escrementi e di sporco ovunque.

Giovanna si riprende con rassegnazione la sua casa. Non ha riscosso l’affitto per oltre 18 mesi, ma ha dovuto pagare la parcella dell’avvocato. E, a sentire lei, è stata pure fortunata perché tanti ci stanno anche tre anni senza pagare niente e nessuno fa niente!

 

Cari lettori, forse vi ho un po’ annoiato, ho tralasciato alcuni particolari per mancanza di spazio e per non appesantire troppo la lettura. Però mi chiedo…

Perché é permesso tutto ciò? Perché non siamo in grado di controllare e tutelarci? Perché nessuno controlla? Perché c’è così tanto disinteresse? Perché Giovanna deve essere sbeffeggiata e non difesa? Perché permettiamo a chi deride la nostra italianità di aggirare la nostra legge? Se Giovanna non aveva denaro per poter pagare un avvocato cosa avrebbe dovuto fare? Vendere la casa? Beh non avrebbe potuto perché ci viveva Mimì!

 

Non so rispondere a queste domande però, come la maggior parte di voi, pago le tasse e cerco di essere corretta e di insegnare rispetto, educazione e civiltà ai miei figli. Perché i figli guardano molto attentamente quello che fanno i genitori e poi li imitano. La domanda più desolante che mi faccio è questa e vorrei davvero che qualcuno mi desse una risposta esaustiva:

 

“I figli di Mimì – e di altri come lui – hanno visto i loro genitori deridere la legge italiana, pavoneggiarsi del loro potere temporaneo, ridere alle spalle delle persone corrette, sfondare porte, spaccare muri, rovinare proprietà. Hanno visto questo e questo gli stanno insegnando. E’ davvero questo il nostro progresso?”