Hubert Cardinau, il figlio del cestaio, alla fine ce l’ha fatta, è riuscito a diventare un distinto impiegato, ha sposato la ragazza che ha sempre amato, è padre di due bambini-come ha sempre desiderato-e vive la sua piccola vita in una graziosa cittadina di provincia, ripetendo ogni giorno gli stessi gesti con naturale ritualità…Una domenica, dopo aver assistito alla messa, essersi fermato in un bistrot per bere un aperitivo e aver acquistato dei dolci in una pasticceria, torna a casa e scopre che l’arrosto e le patate sono bruciate… e che sua moglie è fuggita con un poco di buono!… Nel giro di poche ore tutta la cittadina ne è al corrente, lo compiange e lo considera un uomo finito, annientato ; ma Hubert stupisce tutti, è decisissimo a ritrovare sua moglie Marthe e a ricondurla a casa, non nasconde la sua situazione a nessuno, finge di non vedere i sorrisi ironici, di non sentire i volgari motteggi dei “paesani” e dei colleghi d’ufficio, vuol tornare alla “normalità”. Per una volta, in un romanzo del grande scrittore belga, il protagonista non sogna di fuggire, ma di restare, di restare per conservare tutto ciò che ha sempre so gnato e ottenuto, una casa, una moglie, un lavoro e dei figli, sogni da piccolo-borghese spesso estranei ai personaggi di Simenon: un grande romanzo.
recensione di Marco Meret