“L’ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO” E “CLAUDE GUEUX” – PER UNA LETTURA CRITICA

Attenzione: la recensione può contenere spoiler; si sconsiglia pertanto la lettura a coloro che non hanno letto i romanzi e non desiderano conoscere dettagli sulla trama.

“L’ultimo giorno di un condannato a morte” e “Claude Gueux” sono due brevi romanzi scritti da Victor Hugo (il primo pubblicato anonimo nel 1829, il secondo stampato nel 1834). Cinque anni e un grande libro – “Notre-Dame de Paris” – separano queste due opere, e il modo di approfondire i temi è diverso, ma esse sono strettamente imparentate: Hugo le ha definite «discorsi per l’abolizione della pena di morte».
Le due opere furono criticate o ignorate. Hugo tentò di valorizzare il suo messaggio con dei discorsi, e nel 1832 pubblicò una Prefazione a “L’ultimo giorno di un condannato a morte”, dove l’autore spiega le motivazioni contro la pena capitale. Ma l’abolizione di questo “crimine fatto legge” era ancora lontana.

Il tema dell’abolizione della pena di morte è sempre stato presente nella vita di Victor Hugo. Il discorso pubblico del 15 settembre 1848, che passerà alla storia, sarà del tutto consacrato a questo tema. «Noi vi chiediamo di consacrare un’inviolabilità più alta e più santa ancora; l’inviolabilità della vita umana», dirà in presenza dell’Assemblea Costituente.
Victor Hugo non aveva motivazioni personali per osteggiare la pena di morte: non aveva un padre, una madre, una figlia, un amico uccisi nel nome della giustizia, che noi sappiamo. Ma, in qualità di essere umano e di poeta impegnato nella vita politica, ogni volta che passava in place de Grève, davanti all’orribile ghigliottina che stava tagliando la testa a un uomo, era sconvolto da questo spettacolo.
I due brevi romanzi sono, quindi, delle “missioni sociali”, la voce di un poeta e di uno scrittore per abolire questa cruda realtà, la pena di morte. In questi racconti, Hugo lo fa con storie commoventi e dure. Ma in altri scritti, Hugo affronta questo tema con la precisione e la forza stilistica di un trattatista. È, ad esempio, la Prefazione a “L’ultimo giorno di un condannato a morte” che risponde a queste peculiarità.
In questa prefazione, Hugo analizza le cause che spingono gli uomini a sostenere la pena di morte. Secondo lui, le motivazioni sono tre: «perché è necessario amputare dalla comunità sociale un membro che le ha già nociuto e che potrebbe nuocerle ancora»; perché «bisogna che la società si vendichi, che la società punisca»; e perché «occorre dare qualche esempio! Bisogna spaventare, con lo spettacolo riservato ai rei, coloro che fossero tentati di imitarli!»
Lo scrittore controbatte a ogni tesi dimostrando la debolezza del concetto di pena di morte. Alla prima motivazione, risponde in questi termini: «Niente boia dove basta il carceriere». Se lo Stato fosse più attivo nell’ambito delle prigioni (come è dimostrato da “Claude Gueux”!), questa pena atroce sarebbe inutile.
Alla seconda tesi, Hugo risponde con un argomento più moraleggiante, ma che non manca di forza: «Vendicarsi è dell’individuo, punire è di Dio. La società è nel mezzo. Il castigo è al disopra di essa e la vendetta al disotto; non le si confà nulla di così grande e nulla di così piccolo. Essa non deve “punire per vendicarsi”, ma deve correggere per migliorare».
Al terzo argomento, Hugo risponde mostrando la sua inconsistenza e dimostrando che una esecuzione capitale, «ben lungi dal dare un esempio al popolo… lo abbruttisce e rovina in esso ogni sensibilità, quindi ogni virtù».
È in particolare la fine del secondo argomento di Victor Hugo che ci interessa. Con questa semplice frase, «essa [la società] non deve punire per vendicarsi, ma deve correggere per migliorare», Hugo ha posto le basi per il diritto contemporaneo e per la legge dei paesi civilizzati, che hanno abolito la pena di morte riconoscendo la contraddizione di cui si faceva portatrice: essa taglia una testa per far trionfare una giustizia di rieducazione.
Victor Hugo non ha vinto la sua lotta nell’immediato, ma il suo gran merito è d’aver assunto questo gran compito che ha fatto avanzare la società e l’umanità.

Eugenio Trovato