Quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri; il sentimento non si frantuma, ma si concentra…(Da Le notti bianche)

Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881) è stato uno scrittore e filosofo russo. Viene riconosciuto come uno dei scrittori e filosofi russi più importanti dell’epoca e di tutti i tempi, e visto come uno dei personaggi più influenti in assoluto, inoltre gli fu dedicato un cretere con il suo nome su Mercurio. Fa parte dei grandi scrittori russi dell’epoca: Nokolaj Gogol, Alexander Puskin, Lev Tolstoj, Ivan Turgenev e Anton Cechov. Scrisse dei romanzi che ancora oggi sono riconosciuti come autentici capolavori, come: Delitto e castigo, I fratelli Karamazov, Il racconto Le notti bianche, I demoni, L’Idiota, Umiliati e offesi, Povera gente, Il giocatore, Il sosia, Il giocatore, L’adolescente, L’eterno marito. Lo scrittore subito un grave denuncia e arrestato e condannato a morte  per partecipazione a società segreta con scopi sovversivi (che risulterà innocente). Ma Lo Zar Nicola I deciderà solo all’ultimo momento mentre erano già sul patibolo di revocare la pena di morte, che a causa di questo fatto Dostoevskij lo  porterà per il resto dei suoi giorni una forma di shock con conseguenti crisi epilettiche.L’11 o forse 12 novembre del calendario gregoriano, nasceva a Mosca, Fëdor Michajlovič Dostoevskij da Michail Andreevič Dostoevskij e Marija Fëdorovna Nečaeva. Muore il 9 febbraio del 1881 a San Pietroburgo a causa di un enfisema.

House Dostoevskij

All’inizio di un luglio straordinariamente caldo, verso sera, un giovane scese per strada dallo stanzino che aveva preso in affitto in vicolo S., e lentamente, come indeciso, si diresse verso il ponte K.
Sulle scale riuscì a evitare l’incontro con la padrona di casa. Il suo stanzino era situato proprio sotto il tetto di un’alta casa a cinque piani, e ricordava più un armadio che un alloggio vero e proprio. La padrona dell’appartamento, invece, dalla quale egli aveva preso in affitto quello stambugio, vitto e servizi compresi, viveva al piano inferiore, in un appartamento separato, e ogni volta che egli scendeva in strada gli toccava immancabilmente di passare accanto alla cucina della padrona, che quasi sempre teneva la porta spalancata sulle scale. E ogni volta, passandole accanto, il giovane provava una sensazione dolorosa e vile, della quale si vergognava e che lo portava a storcere il viso in una smorfia. Doveva dei soldi alla padrona, e temeva d’incontrarla.

[Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo, traduzione di Serena Prina, Mondadori, 1994.]