La Calabria è una terra bellissima, con cibi ottimi e grandi tradizioni, ma che non offre molte opportunità ai propri abitanti. Ed è così che un giovanissimo Tullio è costretto a lasciare la propria terra e i propri affetti per emigrare in Francia a cercare un lavoro stabile.
Tullio non conosce il francese, ma gli emigrati italiani sono tanti e la maggior parte di loro è impiegato in miniera. Il giovane è forte, non ci sono problemi nel faticare a parecchi metri sotto terra! Ma poi un incidente, una parete che cede e Tullio non riesce a superare la propria paura di morire intrappolato in mezzo ai topi. E adesso? Deve tornare in Italia e rassegnarsi? Ovviamente no!
A testa alta e con tante speranze si avvia ad intraprendere una nuova ricerca. Ricerca assolutamente fruttuosa, sia dal punto di vista lavorativo, che da quello sentimentale: Tullio incontra casualmente Morena e se ne innamora follemente e trova lavoro in una fabbrica di mattoni.
Inizia un periodo di estrema felicità, che culmina con la nascita di Elisa.
Ma la felicità non è destinata a durare: Morena muore e lo lascia vedovo e con una neonata da accudire.
Tullio torna in Italia, sposa Francesca e ha altri due figli, ma il lavoro è troppo precario e l’impossibilità di far fronte alle esigenze della famiglia e assicurare un avvenire ai propri figli lo riconduce in Francia.
Inizia, quindi, una vita in cui partenze e ritorni si susseguono.
Tullio è costretto a stare lontano, a non veder crescere i figli giorno dopo giorno e a dover approfittare di ogni momento trascorso in Calabria per approfondire il rapporto con loro. Cosa non molto semplice! Non può da lontano rendersi conto della situazione ambigua in cui si è cacciata la figlia Elisa e non può essere accanto al figlio malato e ricoverato in ospedale. Forse è arrivato il momento di far cessare la consueta “festa del ritorno”.
Le voci narranti di questa storia sono due, Tullio e il figlio Marco. Davanti a un falò, la notte di Natale, ognuno dei due rievoca il proprio vissuto fino a rendere la storia unica e completa.
Da un lato noi lettori veniamo a conoscenza dei problemi e delle ansie dell’emigrante e dall’altra delle nostalgie di Marco, a cui è mancato il rapporto che padre e figlio possono costruire giorno dopo giorno vivendo l’uno accanto all’altro.
Non avevo letto mai niente di Carmine Abate, ma credo proprio che sia giusto approfondirne la conoscenza. E’ senz’altro un autore che merita di essere letto!

Recensito da Anto Spanò