La nebbia si faceva sempre più fitta, e ora riuscivo a vedere di dove era entrata, simile al fumo – o come la bianca energia dell’acqua bollente: non dalla finestra, ma attraverso gli interstizi della porta. Diventava sempre più fitta, fino a che mi è sembrato che si concentrasse in una sorta di nuvola a forma di colonna nel bel mezzo della stanza, attraverso la quale, in alto, riuscivo a vedere la luce del gas brillare con un occhio di color rosso. Ogni cosa ha cominciato a girare nel mio cervello, così come la colonna di nebbia stava ora girando per la stanza, e in tutto questo si manifestavano le parole della Scrittura: “…una colonna di nebbia di giorno e di fuoco di notte”. Era questa una sorta di guida spirituale che mi stava assistendo nel sonno? Ma quella colonna era composta di elementi sia diurni che notturni, perché in quell’occhio vi era il fuoco, che ora esercitava un nuovo fascino su di me, finché, continuando a fissarlo, quel fuoco si è diviso, ed è sembrato guardarmi attraverso la nebbia con due occhi rossi, come Lucy me li aveva descritti nel suo momentaneo vaneggiamento mentale quando, sulla scogliera, i raggi del sole cadente colpivano le vetrate della chiesa di Santa Maria. Improvvisamente mi ha folgorato l’orrenda idea che così fosse stato anche quando Jonathan aveva visto le tre terribili donne farsi reali e concrete nel vortice della nebbia illuminata dalla luna, e nel sogno devo essere svenuta, perché tutto si è fatto nera tenebra attorno a me. L’ultimo sforzo cosciente della mia immaginazione è stato quello di vedere una livida faccia gessosa emergere dalla nebbia e piegarsi sopra di me.
[Diario di Mina Harker, 1 ottobre; traduzione di Luigi Lunari]

Dracula, Bram Stoker