Ambientato nel 1944 a Parigi, durante l’insediamento tedesco e il governo di Vichy, Jean- Luc operaio francese, lavora nelle ferrovie transalpine e a causa del collaborazionismo coattivo è costretto ad occuparsi delle rete, che porterà gli ebrei verso i campi di concentramento. Insieme alla sua compagna e futura moglie Charlotte, una notte riuscirà a salvare un neonato ebreo dalle grinfie naziste. Dopo varie vicissitudini riusciranno ad emigrare e stabilirsi in una tranquilla cittadina californiana. Dopo anni dalla fine della guerra, un giorno dopo molteplici ricerche, la famiglia originaria busserà alla porta di Jean-Luc per riportare a casa l’oramai dodicenne Sam, quel piccolo fagotto salvato dalle asperità di una sorte incerta dei campi di sterminio. Da questo momento nascerà il romanzo e si svilupperà il racconto emotivo e doloroso sulla differenza di un amore smisurato così diverso ma così unico: l’amore biologico e naturale e l’amore adottivo. I capitoli sono scritti in prima persona, ognuno caratterizzato dal pensiero, dal punto di vista e dal lato emotivo del personaggio narrante. L’ autrice in maniera esemplare inchioderà sensibilmente il lettore pagina dopo pagina che avrà la responsabilità empatica a porsi delle domande e a risolvere delle incognite sulle differenzazioni dell’amore filiale e geniratoriale. Dopo varie riflessioni approfondite, posso concludere che non esiste un amore primario ed esclusivo, nemmeno quello “biologico” può averne il diritto di supremazia, anche se la moralità comune e la giurisprudenza ne dichiara l’opposto. L’ amore ha diverse sfaccettature, tutte diverse ed intense, nessuna forma prevarica un altra, bisogna avere solo il rispetto di accettarne le differenze e lasciarsi trasportare dal suo artificio.
recensione di Antonio Martino
Traduttore: Paola Bertante
Editore: Garzanti
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 6 maggio 2021
Pagine: 480 p., Rilegato
  • EAN: 9788811813699