Chi ha già letto Musso lo sa: lui stupisce sempre e cattura con una scrittura accattivante e assorbente. Partiamo da un fatto dichiarato alle prime pagine. Carrie, una bambina di 3 anni, sparisce misteriosamente a casa sua mentre sta giocando con la mamma a nascondino. Vivono in uno splendido appartamento fresco di ristrutturazione di Brooklyn. La madre è Flora Conway, una famosa quanto schiva e misteriosa scrittrice, che dalla scomparsa della figlia “impazzisce” visto che dentro casa ci sono segni di infrazione e che nessuno è entrato. Del resto le telecamere di sorveglianza non hanno mostrato nessun movimento sospetto. Il lettore da subito empatizza con Flora salvo poi…fare un inaspettato salto geografico e raggiungere dall’altra parte dell’oceano, Parigi, per andare a casa di Romain, uno scrittore che sta vivendo la crisi del suo matrimonio e sta lottando per la custodia del figlio Théo. Flora e Romain si conoscono? Come fanno a incontrarsi se non nelle pagine di un libro? Qual è il legame nella vita reale che li unisce? Ed ecco che abilmente Musso tesse una storia di finzione e realtà invitando il lettore a chiedersi continuamente il legame contorto tra essi. Forte e insistente una domanda: in che misura uno scrittore può essere una marionetta, un amico, un nemico, un romanziere o l’amore di una vita? Il romanzo di Musso è a mio avviso a tutti gli effetti un esercizio di stile, un percorso di studio dei personaggi, di come essi si possano sviluppare in un libro e di come la realtà possa trascendere la fantasia e mescolarsi con essa. Difficile dire di più o si rischia di dire troppo ma posso aggiungere che non mancano riferimenti all’amore, alle conseguenze dell’amore, a certi drammi familiari e alla vita, meravigliosa e crudele. Lettura piacevole che non delude chi già conosce questo autore.
Maria Elena Bianco
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