Il romanzo, prettamente autobiografico, narra attraverso una serie di ricordi altalenanti, l’intensa storia d’amore che l’autrice, tra i quindici e i diciassette anni, ebbe con un ricco uomo cinese di oltre dieci anni più grande di lei, nell’Indocina francese a Saigon. L’io narrante attraverso dei flashback riporta alla mente non solo la bruciante passione con l’uomo, ma anche episodi, pensieri e considerazioni sulla sua famiglia, sul rapporto con i fratelli, e quello malsano e pieno di contraddizioni con la madre. La prosa è asciutta, densa, inizialmente difficile; appena il lettore si abitua al suo stile, si fa trascinare da questo ricco flusso di coscienza. La Duras ci descrive fedelmente la società indocinese degli anni ’20, piena di pregiudizi e convenzioni sociali, il rapporto erotico ma al contempo sentimentale tra la sua versione quindicenne e l’uomo di Cholen, e pertanto la crescita veloce di un’adolescente. Le sue sono pennellate reali, vivide, secche nelle sue riflessioni interiori ma tristi e struggenti. Una storia di presenze e assenze, passione, e sofferenza. “Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi dalla condizione in cui si è”.

Recensione di Luana Indelicato