Vigata, agosto del 1939. Bartolomeo Sgargiato vive con la sua famigliola in una casetta fuori paese, sulla montagna vicino Vigata. Una famigliola povera, ma onesta che vive delle poche risorse fornite dall’allevamento di qualche gallina e del duro lavoro nell’orto di proprietà. Un giorno muore per vecchiaia l’unico asino di cui dispongono. Urge l’acquisto di un nuovo “scecco”. Il caso vuole che il nuovo asino sia stato chiamato dal vecchio proprietario, noto comunista, col nome del grande capo. Anche se Bartolomeo provvederà prudentemente a cambiargli il nome, le conseguenze non mancheranno. E l’asino giorno dopo giorno entra nelle vicende della famiglia che vive appieno il dramma della guerra nel frattempo scoppiata. Entra in qualche modo anche nell’acquisto di un paio di scarpe nuove da parte di uno dei figli di Bartolomeo.
Un altro delizioso quadretto della vita di Vigata lasciatoci da Camilleri che si legge volentieri. Un breve racconto che unitamente a qualche sorriso fa riflettere sui valori di gente povera, ma onesta che riusciva a sopravvivere grazie al duro lavoro e con l’aiuto incommensurabile dello “scecco”.
Domenico Intini