Eleanor Vance ha 32 anni e, oltre a essersi sempre presa cura della mamma malata, nella vita ha fatto ben poco. Completamente vergine dal punto di vista relazionale, si è andata via via dimenticando di qualsiasi tipo di scambio umano, delle dinamiche che regolano le forme della socialità e perfino delle più semplici capacità comunicative. È in questo scenario di aridità esperienziale che Eleanor viene contattata dal Professor Montague, studioso di fenomeni paranormali, che la coinvolge in un esperimento del tutto insolito: trasferirsi, insieme a un piccolo gruppo di prescelti, a Hill House, la lugubre casa collinare oggetto di spaventose narrazioni. Ma le voci che circolano sul conto di Hill House saranno vere? O si tratta solo di stupide fantasie? In un crescendo narrativo encomiabile, in cui tutto si immagina ma poco succede, il lettore viene avvolto da un’atmosfera creepy che si rivela la vera protagonista della storia. Pochi gli avvenimenti salienti, in questo romanzo che sembra sempre sul punto di decollare, ma che ogni volta preferisce abbassare il capo e colpire il lettore con uno sfoggio di prosa. L’abilità narrativa è imponente e ben controllata, la prosa una dimostrazione di padronanza notevole, ed è solo grazie a questo che l’autrice riesce a tenere il lettore incollato alle pagine e ad immergerlo in una goduria spaventosa che, se fosse stata affidata ai meri avvicendamenti romanzeschi, probabilmente avrebbe stentato a manifestarsi.

Stefania Russo