Questo romanzo è considerato da molti il capolavoro della letteratura ceca, e possiamo capire perché: dentro c’è tutto, romanzo, amore, riflessioni esistenziali, storia, politica, arte. La vicenda si colloca nel 1968 durante la primavera di Praga e termina anni dopo, dopo l’arrivo dei Sovietici. Il romanzo ruota attorno a un quartetto di protagonisti, le cui vite sono intrecciate da relazioni amorose: Tomas, stimato chirurgo, si innamora di Tereza, che lo ama incondizionatamente nonostante le sue infedeltà; tra le sue amanti vi è Sabine, la quale ha anche una breve relazione con Franz. Grazie ai quattro protagonisti, Kundera descrive a parere mio il “mal di vivere” che tutti gli intellettuali, e non, cechi hanno vissuto prima e durante l’invasione sovietica. Questo breve ritratto storico è perfettamente delineato da Kundera che, tramite una serie di riflessioni, si interroga sull’esistenza dell’uomo, la quale secondo me è ben lontana dall’immagine racchiusa nel titolo: nel suo corso l’esistenza si rivela pesante, sia perché questa caratteristica è insita nell’animo umano, sia perché è dettata da aspetti storici e sociali che l’uomo a volte non può far altro che accettare. Questa è stata la mia chiave di lettura, sperando di non aver stravolto l’intento di Kundera. Durante la lettura ho percepito dolore e frustrazione e forse per questo, a mio parere, non tutto il romanzo risulta scorrevole; infatti, a tratti è lento ma ne vale assolutamente la pena.

 

recensione di Luana Indelicato

 

Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi
Edizione: 28
Anno edizione: 1989
Formato: Tascabile
In commercio dal: 29 maggio 1989
Pagine: 318 p.
  • EAN: 9788845906862