“Il vero luogo natìo è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono i libri.” Volevo leggere questo libro dai tempi del liceo, quando la mia professoressa di lettere ce lo aveva consigliato. Non avendone mai avuta l’occasione, ne ho approfittato per inserirlo nel gruppo di lettura di “Amo i classici”. È una lettura molto intensa. La voce narrante è quella dell’imperatore Adriano che, ormai anziano, fa una riflessione sulla sua vita, sul suo passato e le sue esperienze, sull’avvicinarsi della morte, sul suo amore per Antino (un giovane con cui aveva avuto una forte relazione anni prima), sulle filosofie e le religioni incontrate nel corso dei suoi viaggi. È un’opera densa di contenuti, pregna di significati. È una lettura che non sono riuscita a portare avanti velocemente, ma che ha richiesto tempo per poterla interiorizzare un pezzo alla volta. Il libro è lungo un po’ meno di 300 pagine che normalmente completo in tre giorni, invece in questo caso mi sono dovuta prendere più tempo. Non che io lo trovassi “pesante”: sono riuscita a riconoscere e apprezzare il valore di ogni frase, ma sicuramente non è un libro consigliabile per una lettura facile, da ombrellone.

Alessandra Micelli