Questoo libro è più di un ritratto: è un incontro tra due personalità forti, due voci che non hanno mai avuto paura di andare controcorrente.
Oriana Fallaci racconta Pasolini con lo sguardo diretto e spietato che la caratterizza, ma anche con una certa curiosità umana, quasi affascinata dal suo essere diverso. Ne è abbagliata ma anche spaventata, ha paura per lui, sa che rischia la vita e non perde occasione per farglielo notare. Il libro nasce dall’intervista che gli fece nel 1963, una delle più celebri della sua carriera. Ne emerge un Pasolini autentico, fragile e combattivo insieme: un uomo che parla del proprio essere comunista ed eretico, omosessuale e cattolico, poeta e polemista. Contraddizioni che non tenta di nascondere, ma che anzi rivendica come segno di verità.Fallaci non lo risparmia: lo incalza, lo provoca, lo mette alle strette. E Pasolini risponde con lucidità e dolore, spiegando la sua visione della società, della politica e della solitudine dell’intellettuale, il suo essere Marxista, la sua curiosità e amore per New York e il dispiacere di non essere più giovane per goderla fino in fondo.
È un testo breve ma densissimo, che fa percepire il peso e la forza di due pensieri in collisione. E alla fine, più che un’intervista, resta la traccia di un incontro umano tra due ribelli che, pur diversi, si sono riconosciuti. Infine però quello che la Fallaci temeva accade nel peggiore dei modi. Pasolini viene ucciso. Ci sono  pagine piene di rabbia della giornalista che non crede nello stato, nella polizia che non ha saputo fare le indagini nel modo migliore, che si accontenta di una verità finta, che non indaga. Ma lei no, rischia il carcere, vuole la verità!

Angelica