Sergio De Simone era un bambino e, come tutti i bambini, aveva diritto a vivere un’infanzia spensierata. E invece non è andata così: una notte è costretto a vestirsi in fretta, a lasciare la casa dei nonni e a salire su un treno diretto ad Auschwitz. Sergio è separato dalla famiglia e viene chiuso nel kinderblock insieme ad altri bambini, la cui unica colpa è quella di essere ebrei. Poi un giorno un uomo in camice bianco entra nel blocco e promette che 20 volontari potranno ricongiungersi con le proprie mamme! Nonostante la brutta esperienza, le crudeltà a cui hanno assistito nei mesi appena trascorsi, si tratta pur sempre di bambini ingenui, allettati da un ricongiungimento familiare che agognano da mesi! Inizia quindi, per 20 di loro, un altro trasferimento, che si concluderà tragicamente la notte del 20 aprile 1945. Nonostante l’argomento, il libro si legge in un soffio. La narrazione è abbastanza soft, non si spinge in dettagli macabri e non dà al lettore un senso di oppressione, anzi gli trasmette il senso di comunità all’interno del campo e il cordone di protezione, per quanto possibile, che si era stretto intorno ai più piccoli. Non si finisce mai di imparare, leggendo libri di questo tipo. E continuiamo a leggerli, per non dimenticare!

Anto Spanò