Ti ho ritrovato nel chiarore
mentre veniva giù il drappo nero
e nello spazio tra la tua guancia e la mia
la notte abbracciava ancora il giorno.
Non ho fatto in tempo a sentire
nello stomaco il peso di una farfalla
cui sia negato il volo
ho serrato nelle mani la mia infelicità
colpevole di dolo, mentre mi rubavi
ridendo d’imbarazzo un bacio innocente
prima di un arrivederci all’eterno ritorno.
Non importa nemmeno
che non sia accaduto, c’era il sole, c’eri tu
qualche metro più in là del confine del sonno,
che mi dormivi accanto disteso sul fianco
di un altro universo e tiravi infreddolito
lo stesso lenzuolo di un mattino lontano.