Trilogia del Ritorno è un componimento di tre romanzi: Un amico ritrovato, Un’anima non vile e Niente risurrezioni, per favore. Le prime due opere sono legati tra loro nei personaggi e negli avvenimenti anche se in un periodo spazio temporale differente. A Stoccarda nel 1932 nel periodo dell’ascesa del partito nazionalsocialista, due sedicenni compagni di scuola, Hans Schwarz ebreo di famiglia borghese e Konradin di origine dell’alta aristocrazia teutonica, instaurano un rapporto di forte e sentita amicizia. Vengono descritti, con gli occhi della gioventù e della spensieratezza, la nascita e l’evolversi di questo legame puro e profondo. La diversa estrazione sociale è un muro da abbattere, con difficoltà e diffidenza dei pregiudizi esterni riescono a superare l’ostacolo, ma un fatto politico storico e sociale sta avanzando e cambiando le loro vite e minando la loro innocenza, in un periodo adolescenziale molto delicato e conflittuale. Nel secondo libro, il cuore dell’opera è una lettera a cuore aperto di Konradin inviata al proprio amico, ricordi di una gioventù lieta e burrascosa vengono evocati dopo tanti anni. Questa testimonianza epistolare porterà i due interpreti ad intraprendere un viaggio introspettivo, a chiedere perdono a cercare responsabilità sui propri piccoli errori giovanili e a domandarsi perché tutta quella malvagità. Nel terzo ed ultimo libro Simon Elsas, estraneo ai due protagonisti dei precedenti libri, è un ebreo che vive negli Stati Uniti e nel dopoguerra fa ritorno a Stoccarda alle sue origini. Ritrova ambienti e persone cambiate dal dramma del conflitto, una rimpatriata con vecchi compagni di classe evidenzierà dissapori e vecchie ruggini, accuse e posizioni contrastanti sulle responsabilità del nazismo faranno da cornice al racconto. Uhlman con difficoltà e con un linguaggio sobrio, cerca di analizzare ed approfondire un sentimento ed un valore nobile: l’amicizia. Il despotismo nazista è stato uno tsunami per tutta l’Europa e in particolar modo per milioni di tedeschi. Le loro vite e i loro rapporti sociali furono sconvolti dal più grande dramma dell’umanità.
recensione di Antonio Martino