Devo ammettere che la storia mi è piaciuta tanto e, nonostante le situazioni al limite della realtà in una società governata dalla legge e nonostante mi fossi accostata titubante alla lettura di questo libro dopo “La zona cieca”, non mi è sembrata affatto banale. Quella che non mi è piaciuta molto è la tecnica narrativa scelta dall’autrice. Soprattutto all’inizio,quando ancora non si ha confidenza con i personaggi, questo saltare di palo in frasca risulta confusionario. Ma per fortuna, ad un certo punto interviene Mandorla a mettere un po’ d’ordine e, con la sua voce narrante, ci accompagna a visitare tutti e cinque i piani e a conoscere tutti i condomini che hanno rappresentato per lei una famiglia. Il personaggio di Mandorla lo trovo ben riuscito. Da piccolo pulcino smarrito, diventa pian piano un’adolescente ribelle che male si adatta tra i suoi coetanei. E crede di non adattarsi nemmeno alla strana situazione familiare, crede di provare del rancore nei confronti di queste persone che, in un momento difficile in cui esisteva l’urgenza di prendere una decisione, l’hanno privata di una verità a cui lei aveva pienamente diritto. In realtà Mandorla ama tutti gli inquilini del condominio allo stesso modo e in fondo al cuore sa benissimo che della verità non le importa proprio niente! E’ una storia di estrema generosità nei confronti di un essere indifeso, ma anche di estremo egoismo e vigliaccheria che denota la paura di perdere e compromettere l’integrità e la serenità del proprio nucleo familiare. Ma è anche una storia che ci mostra attimi di vita quotidiana di persone normali alle prese con problemi di coppia, dei figli, con la solitudine, ecc…
Anto Spanò