“Nessuno è pienamente consapevole delle opinioni in base alle quali agisce, o del significato delle proprie azioni.” Ho scelto questo romanzo di Hardy per il mio gruppo di lettura perché conosco davvero poco dell’autore. Di lui, oltre a questo, ho letto solo “Due sulla torre” che non avevo del tutto apprezzato. La trama di “Due occhi azzurri” sicuramente mi è piaciuta di più rispetto a quella di “Due sulla torre”, soprattutto nella seconda parte del libro in cui la vicenda si fa più interessante. La bellissima Elfride si innamora di un giovane architetto, Stephen Smith, che arriva nel villaggio di Endelstow da Londra per restaurarne la chiesa. Il padre di lei considera però il ragazzo al di sotto delle possibilità della giovane. I due ragazzi sono costretti a allontanarsi con la promessa però che un giorno, quando lui avrebbe fatto carriera e soldi, si sarebbero sposati comunque. Durante la lontananza, Elfride si innamora dell’affascinante e maturo Knight, un tempo maestro di Smith. Inizialmente divisa tra la promessa fatta a Stephen e la passione per Knight, Elfride accetta infine la proposta di matrimonio di Knight. Tuttavia, un’oscura presenza del passato di Elfride, insinua un sospetto in Knight che scioglie il fidanzamento. L’intreccio insomma è complesso e interessante; ciò che non mi ha convinto è ritrovare in Hardy personaggi molto artificiosi, esagerati, finti. Ciò che mi stranisce è che nella narrazione l’autore mostra di conoscere molto bene la psicologia delle persone e i sentimenti. È come se poi non applicasse questa conoscenza ai suoi personaggi che a me paiono poco reali, nei loro dialoghi impostati e a volte quasi assurdi. Apprezzabile sicuramente la capacità di Hardy di descrivere in modo molto preciso e accurato luoghi e edifici. Anche la vastità culturale è evidente nella sua penna.

Alessandra Micelli