1. Il mito pelasgico della creazione.
Secondo la tradizione, i PELASGI (Πελασγοί) erano gli abitanti autoctoni dei territori intorno all’Egeo in un periodo antecedente alla immigrazione delle popolazioni elleniche. Non molte notizie si hanno di questa popolazione. Dei Pelasgi rimangono varie testimonianze di antichi autori. Omero fa riferimento ad essi nell’Iliade e nell’Odissea. Troviamo, altresì, traccia di questa popolazione preellenica in Esiodo, che definì “autoctoni“ i Pelasgi. Eschilo accenna ai Pelasgi nelle “Supplici”. Erodoto invece identificava nei Pelasgi alcune popolazione cacciate dalle terre attiche dagli Elleni. Ma lo stesso Erodoto, richiamandosi ad altre fonti, attribuisce origini pelasgiche alle popolazioni attiche, a quelle ioniche, nonché agli stessi ateniesi. Al riguardo, secondo alcune fonti, sembra che un gruppo di Pelasgi fosse giunto ad Atene, proveniente dalla regione tessalica e da qui avesse poi proseguito verso Lemno. Testimonianze al riguardo sarebbero costituite, secondi incerte fonti, anche da resti di costruzioni antichissime quali il muro pelasgico di Atene Ma molto verosimilmente tale costruzione non aveva nulla a che fare con i Pelasgi. A questa popolazione, dalle origini incerte, sono legate numerose leggende. Tra queste, il mito pelasgico della creazione.
Una leggenda narra che all’inizio, Eurinome, la dea di tutte le cose, emersa nuda dal Caos, non abbia trovato nulla su cui appoggiarsi. Allora divise il mare dal cielo e, dirigendosi verso sud, cominciò a danzare sulle onde. Sentendo che qualcosa (il vento del nord) soffiava alle sue spalle, pensò di dar vita, con essa, alla creazione. Voltatasi all’improvviso, afferrò il vento del nord e dopo che si ebbe sfregate le mani, ecco apparire il serpente Ofione. Mentre Eurinome continuava a danzare sempre più vorticosamente per scaldarsi, il serpente fu preso da grande desiderio. Pertanto la avvolse nelle sue spire e si unì ad Eurinome, fecondandola. E secondo la leggenda tutto ciò grazie al vento del Nord, Borea, un vento fecondatore. Al riguardo la leggenda tramanda che le cavalle, soltanto sfiorate dal soffio del vento del nord, concepiscono puledri anche senza il concorso di uno stallone.
Narra ancora la leggenda che Eurinome, dopo essersi unita ad Ofione, continuando a volare sul mare, prese le sembianze di una colomba. Al tempo stabilito depose un uovo, l’Uovo Universale. Ordinò quindi al serpente Ofione di arrotolarsi sette volte intorno all’uovo. Quando l’uovo si schiuse, ne uscirono tutte le cose esistenti e cioè il sole, la luna, la terra e le creature viventi.
Eurinome e Ofione andarono quindi a stabilirsi sul monte Olimpo. Ma ben presto vennero a lite. Infatti Ofione si vantava di essere il creatore dell’Universo. Eurinome, fortemente adirata, lo colpì violentemente in bocca con un calcio e gli ruppe tutti i denti. Poi lo rinchiuse in una buia caverna sotterranea.
La dea creò poi le sette potenze planetarie ponendo a capo di ciascuna un Titano ed una Titanessa. Al Sole destinò Tia ed Iperione, alla Luna Febe ed Atlante, al pianeta Marte Dione e Crio, al pianeta Mercurio Meti e Ceo, al pianeta Giove Temi ed Eurimedonte, al pianeta Venere Teti ed Oceano, al pianeta Saturno Rea e Crono.
Creò, quindi, il primo uomo: Pelasgo, capostipite della gente pelasgica. Pelasgo, fu fatto emerge dal suolo dell’Arcadia. Dallo stesso suolo emersero poi altri uomini ai quali Pelasgo insegnò a costruire capanne e tuniche di pelle animale per ripararsi, nonché a nutrirsi di ghiande.
Domenico Intini