Un’opera d’arte è un angolo della creazione visto attraverso un temperamento.

Émile Édouard Charles Antoine Zola (Parigi, 2 aprile 1840 – Parigi, 29 settembre 1902) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, critico letterario, filosofo e fotografo francese. Viene considerato come uno dei personaggi, giornalisti e scrittori francesi esponente del naturalismo più importante di sempre, descrivendo nei suoi romanzi in particolare i disagi della società dell’epoca, e anche provocando lo stato francese con dei articoli nei giornali in base alla povertà e alla ingiustizia verso la gente meno fortunata come nei suoi romanzi del ciclo letterario i Rougon-Macquart, tra i quali Germinale e Nanà. Ma scrisse anche romanzi e racconti a favore della Francia dell’epoca come Al paradiso delle signore. Fu grande sostenitore di personaggi come di Honoré de Balzac, Gustave Flaubert, Claude Monet, Camille Pissarro, Manet ma soprattutto fu celebre la sua amicizia con Paul Cezanne. Fu molto attivo nel giornalismo soprattutto nell’affare Dreyfus che divise il paese nel 1894-1895. Il 2 aprile del 1840 nasceva a Parigi, Émile Édouard Charles Antoine Zola da il celebre militare e ingegnere italiano Francesco Zolla “François Zola” e Françoise-Émilie-Aurélie Auber. Il 29 settembre del 1902 moriva a Parigi, Émile Édouard Charles Antoine Zola a quale la sua morte rimane un dibattito ancora nei gioeni nostri, secondo alcuni si tratta di assassinio altri di suicidio o di avvelenamento di diossido di carbonio.

In mezzo all’aperta pianura, sotto un cielo senza stelle, nero d’un nero d’inchiostro, un uomo percorreva, solo, la strada maestra tra Marchiennes e Montsou; dieci chilometri di massicciata che si lanciava in linea retta attraverso campi di barbabietole. Quasi non vedeva dove metteva i piedi; e dell’immenso orizzonte piatto che lo circondava aveva solo sentore per le raffiche del vento di marzo: vaste raffiche che spazzavano la pianura come un mare; gelate da leghe e leghe di palude e di landa sulle quali erano passate. Non un profilo d’alberi sul cielo; diritta come un molo, la strada si protendeva in un buio impenetrabile allo sguardo.

[Einaudi, traduzione di Camillo Sbarbaro]