Questo è uno di quei libri che cominci a leggere e non smetti finché non arrivi all’ultima pagina. Leib Lejzon è nato in Polonia in una famiglia modesta. Il capofamiglia, per assicurare a moglie e figli una vita dignitosa, si trasferisce a Cracovia e comincia a lavorare in una fabbrica. Quando è in grado di mantenere tutti, la famiglia Lejzon si ricongiunge. Ma il 1939 si sta pericolosamente avvicinando e, all’invasione della Polonia da parte dei tedeschi, la vita del piccolo Leib e della sua famiglia cambia. Improvvisamente gli amici non sono più tali, viene costruito un ghetto in città in cui gli ebrei sono costretti a trasferirsi e a vivere ammassati in poco spazio, il cibo comincia a scarseggiare fin quasi a scomparire e solo chi ha un permesso di lavoro è parzialmente in salvo. Il piccolo Leib viene separato dal padre e dai fratelli maggiori, ma per fortuna nel suo cammino e in quello della famiglia entra un personaggio, all’inizio considerato ambiguo: Oskar Schindler. Tutta la famiglia finisce nella famosa Schindler’s List e Leib è il più piccolo tra tutti i nomi che essa contiene. Grazie a Schindler e a una buona dose di fortuna, Leib riuscirà a sopravvivere all’Olocausto e a rifarsi una vita negli Stati Uniti con il nome di Leon Leyson. Molto bello, come tutti i libri che sono testimonianze dirette dei sopravvissuti all’Olocausto! Spesso mi sono ritrovata a leggere con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall’emozione.

recensito da Anto Spanò