“Forse la spiegazione è semplicemente che l’uomo, ovunque viva sulla Terra, in qualche modo condivide le stesse visioni o fantasie; che è una cosa naturale, bell’e pronta nell’hard disk, per così dire. Che a dispetto di tutte le differenze, prima o poi arriviamo comunque alle stesse risposte.” “Il pipistrello” è il primo romanzo di una serie composta da ben 13 libri in cui protagonista è Harry Hole, un brillante poliziotto norvegese devoto al suo lavoro ma in lotta con l’alcol e la depressione. Non è dunque il cavaliere senza macchia a cui siamo abituati quando pensiamo a un ufficiale della polizia che insegue criminali, ma un personaggio tormentato e pieno di lati bui. Questo episodio mi ha affascinato nella costruzione del personaggio principale, ma in realtà come trama mi ha poco coinvolta. Harry viene chiamato a Sidney dalla polizia australiana per le indagini nate dopo l’omicidio di una ragazza norvegese. Si scopre che a violentare e uccidere la ragazza è in realtà un serial killer, ossessionato dalle donne coi capelli chiari. La risoluzione del mistero non è affatto scontata però la violenza e la costruzione dell’intreccio non mi hanno più di tanto colpita. Per esempio, in confronto ai romanzi della Lackberg e alla sua serie di Fjallbacka, questa storia secondo me è molto meno interessante. Ci sono discreti approfondimenti sulla storia dell’Australia e sulle popolazioni autoctone che tra l’altro fondano la base del noir, ma non sono riuscite a catturarmi. Andrò quasi sicuramente avanti nella scoperta della saga ma senza darle troppa precedenza. Voi avete letto la serie di Nesbø dedicata a Hole o altro di suo? Vi è piaciuto?

Alessandra Micelli