Kansas. Lo scuola-bus dell’istituto per sordomuti di Hebron sta viaggiando con il suo carico di otto allieve e due insegnanti. Sulla loro strada un incidente. La frenata, il tentativo di prestare soccorso e il tuffo nell’incubo: una delle auto coinvolte aveva a bordo tre uomini evasi dal vicino carcere federale. Mentre giunge una pattuglia della polizia, i tre malviventi prendono in ostaggio lo scuola-bus e il suo carico umano e trovano rifugio in un mattatoio abbandonato. Hanno inizio, in questo modo, 12 ore di trattative tra gli agenti federali, guidati dal negoziatore Arthur Potter, e i sequestratori, trattative tese, macchiate di sangue e segnate da iniziative personali che mettono in costante pericolo la riuscita dell’operazione. Ancora una volta Deaver cerca di stupire il lettore col colpo di scena finale, che ribalta completamente la prospettiva: un espediente di per sé efficace, se non fosse una costante di ogni suo romanzo, che per tale motivo perde l’effetto sorpresa, trasformandosi in una soluzione scontata. Anche la svolta “romantica” data alla situazione, quasi una Sindrome di Stoccolma che, invece di colpire i sequestratori e gli ostaggi, si abbatte come un fulmine tra il negoziatore e una delle vittime, risulta stucchevole e molto prossima ai romanzetti rosa. Altro elemento negativo di questo romanzo risulta essere la scarsa e superficiale caratterizzazione dei personaggi, talvolta troppo stereotipati e scontati. Insomma una fatica poco riuscita.

recensione di Patty Barale