È considerato uno dei primi romanzi distopici di successo, tra i generi a me preferiti. Il Tallone di ferro rappresenta un manoscritto redatto da Avis Everhard nel 1920 a Chicago e ritrovato nel futuro nel 2600. La prima parte Avis racconta la propria estrazione borghese, la conoscenza, l’innamoramento e il matrimonio con Ernest, giovane tenace e brillante socialista, le sue idee innovative e rivoluzionarie sconvolgeranno l’esistenza di Avis. Inizialmente il romanzo risulta essere statico, vengono descritte le differenze tra capitalismo e idee marxiste, la politica tiene banco per buona parte dell’opera, prepara egregiamente il terreno per l’azione che sta sopraggiungendo nella parte centrale e cruciale. La distopia entra in scena prepotentemente: l’oligarchia statunitense che controlla il potere politico, economico e mediatico governa iniquamente il paese. Questo scaturisce una dura lotta tra le diverse masse sociali e il potere assoluto: proletariato e borghesia sono le vittime destinate a soccombere sotto il “tallone di ferro”. Il finale è aperto peculiarità quasi d’obbligo del genere distopico, personalmente non concepisco le varie polemiche da parte dei lettori per questo aspetto caratteristico per questo genere di romanzo. Jack London risulta essere un romanziere poliedrico, riesce a spaziare tra più generi, dai romanzi per ragazzi a quelli di formazione a quelli distopici, ottenendo sempre ottimi risultati e regalando a noi lettori delle preziosissime letture.
Antonio Martino