Hans, protagonista di questa novella, è la voce narrante che ci guiderà nel racconto, iniziato oltre un quarto di secolo prima, nella Germania del 1932. “Ricordo il giorno e l’ora in cui il mio sguardo si posò per la prima volta sul ragazzo che doveva diventare la fonte della mia più grande felicità e della mia più totale disperazione”. Queste poche righe, presenti nella prima pagina, fanno da premessa ai profondi sentimenti che riscontreremo nel testo. Hans riconosce nel nuovo compagno di classe Konradin, l’amico che vorrebbe avere al proprio fianco, amico che prima d’ora non è mai riuscito a trovare. Konradin fa parte di una famiglia aristocratica, rispettata da tutti, e, per questo, viene avvicinato fin da subito – inutilmente – da tutti i compagni di classe. Hans, figlio di un medico ebreo, fatica un po’ a farsi notare, ma non appena riesce nell’intento, riesce ad instaurare un profondo legame. Un’amicizia vera, pura, caratterizzata dall’intesa magica e perfetta dei due sedicenni. Il rapporto dei due ragazzi sembra incrinarsi durante un particolare episodio. Saranno in grado di superare gli ostacoli con l’avvento della corrente nazista o saranno costretti a propendere per la separazione? Il racconto si conclude con le riflessioni di Hans, finita la guerra, ormai naturalizzato americano. Riceve una lettera; lettera che darà nuove sfumature alla nostra triste storia. Il testo è breve, si legge d’un fiato. Nonostante le atrocità insite nella storia dell’olocausto, che tutti conosciamo, nel testo non sono presenti episodi espliciti di particolare ferocia. Troviamo piuttosto, tra lo scorrere delle pagine, emozioni e sentimenti capaci di coinvolgere amorevolmente il lettore. Il pathos con il quale Hans descrive questo intenso ed intimo legame con l’amico, lascia un segno indelebile nel cuore di chi legge.

Federica Catania