La chiave è divenuto un classico dell’ erotismo, Tanizachi racconta in forma di diario alternato tra moglie e marito, una speranza. Il personaggio principale è un professore cinquantaseienne e poi c’è la moglie di dieci anni più giovane. I loro rapporti sono freddi, quasi circostanziali, e in lui c’è la voglia e il desiderio di far scattare una molla nella moglie, che la porti a realizzare le fantasie del marito. La chiave è quella del cassetto dove l’uomo tiene chiuso il suo diario nella speranza che la moglie lo legga e finalmente scopra un erotismo che non le appartiene. Nel mentre la moglie scopre il desiderio sessuale e una potente attrazione verso un amico di famiglia, il sig. Kimura, cosa anche questa, favorita dal marito a sostegno dell’ idealizzazione della gelosia, quella stessa che può far fremere sotto le lenzuola. Tanizaki racconta spesso di una figura femminile intrisa di decadentismo, soprattutto se consideriamo gli anni in cui componeva le sue opere, tra il 1910 e 1930, influenzato da Bodelaire e Wilde, crea storie erotiche, sadiche, sadomasochistiche e felicità. È un maestro della scrittura, influenzato da sempre dai grandi classici e si rende maggiormente evidente nei componimenti degli anni ’40. La chiave rende perfettamente l’idea di come un pensiero possa giungere ad un fine diverso e di come un desiderio mal gestito porti a risultati insperati. Il libro scorre, risultando piacevole anche nei momenti di morbosità, delicato nei momenti brutali, e profondamente introspettivo, considerando l’intimità messa nero su bianco alla vista non solo del compagno ma anche dei lettori. Non è difficile comprendere come possa essere altamente considerato Tanizaki nel mondo della letteratura. I suoi sono libri di qualità, decisamente superiori alla media.

Anastasia De Masi