“La fidanzata” è l’ultimo racconto di Anton Čechov: nel 1904, a soli 46 anni, il grande scrittore russo muore per tubercolosi. È maestro del teatro e del racconto per la sua capacità di rappresentare con chiarezza e rapidità personaggi, ambienti, vicende, scrivendo pagine estremamente belle, piene di magia e fascino. La leggerezza è il suo distintivo.
Čechov si congeda dalla vita con questa storia molto semplice: una ragazza di nome Nadja sta per sposarsi, ma prova pena e inquietudine rispetto al suo vicinissimo matrimonio, un’infelicità crescente, a cui cercherà di dare una risposta, scegliendo con autonomia e libertà. Siamo a maggio, in campagna, e come ogni anno torna ospite, nella famiglia di Nadja, un amico fraterno, di nome Saša. Saša è un uomo istruito, colto, è un pittore di talento ma è malato, da anni il bravo pittore lavora in una litografia a Mosca. È Saša che con dire semplice e chiaro aiuta Nadja ad orientarsi, a guardare dentro di sè, vedendo gli altri in maniera più obiettiva, a misurarsi con coscienza per conoscersi.
Saša, debole, gentile, acuto osservatore è l’amico ironico che ti fa ridere di te, che smussa gli spigoli, che ti incoraggia, che ti insinua che la scelta da fare è quella che riflette la tua speranza non le tue paure, e ti dice che non servono trombe nell’esistenza, ma solo il coraggio di alzarsi e di cambiare direzione. Saša è l’amico che osserva il tuo mondo e con poche parole ti aiuta a vederlo per come è messo, senza offendere ti dice cose indigeste, è l’amico malato che non parla di sé.
Saša è l’alter ego di Čechov, uomo mite, gentile, malato, dall’animo leggero, dal cuore limpido e l’occhio attento, mai vago, generoso e coraggioso, dal bene risoluto. Questo racconto sorprende e commuove, spiccano l’amicizia, la buona parola, la sincerità, e si afferma la fiducia che da una scelta coraggiosa e giusta verrà un bene più grande.
Ho scelto questo racconto per introdurre Čechov, in filigrana nel giovane Saša si scorge anche il fratello morto in giovane età, e si ritrova lo stesso destino di Anton: come Saša, anche Čechov ha una seria malattia, la cui tremenda gravità egli tiene segreta. La scrittura in questo racconto è sublime, e dolcissime sono le parole che descrivono la natura, il cielo, i profumi.
“Si respirava profondamente e si aveva voglia di pensare che non qui, ma da qualche parte sotto il cielo, sugli alberi, lontano dalla città, nei campi e nei boschi si era dispiegata una nuova vita primaverile, misteriosa, bellissima, ricca e santa inaccessibile alla mente dell’uomo debole e peccatore e chissà perché veniva voglia di piangere”.
a cura di Stefania Botturi