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Ti ricordi di Sarah Leroy? di Marie Vareille

Postato da Amo i Libri | 23 Feb, 2025 | NARRATIVA CONTEMPORANEA | 0 |

Ti ricordi di Sarah Leroy?  di Marie Vareille
“I cimiteri sono territori neutri e generatori di empatia”, così inizia la storia di Sarah e Angélique, due bambine, due amiche, accomunate dalla solitudine: Sarah, perché ha perso la mamma, Angélique perché la sua mamma non ha tempo da dedicare a lei e alla sorella maggiore Fanny. La trama di questo libro si sviluppa su due piani temporali e segue le vicende delle ragazze in capitoli suddivisi tra presente e passato. Questo modo di trattare il racconto non lo sento affine, ma capisco sia una tecnica per mantenere attiva la curiosità del lettore. Sono passati vent’anni dalla scomparsa di Sarah Leroy e Fanny Courtin viene incaricata dalla redazione, per cui lavora, di riproporre il caso in una serie di articoli da pubblicare sul nuovo sito web. Fanny però, nonostante aspiri ad una promozione, non vuole rivangare il passato, ancora poco chiaro per certi aspetti, seppure il colpevole del presunto omicidio (il corpo di Sarah non è stato ritrovato) sia in carcere. Inoltre, ha un’altra bella “gatta da pelare”: il suo rapporto molto difficile con la figliastra Lilou. A tutto ciò si aggiunge, inaspettatamente, la morte della madre, con cui aveva mantenuto rapporti cordiali, guidata da un senso di gratitudine per i sacrifici che lei le ha sempre riconosciuto, più che per un vero trasporto affettivo. Il dover ritornare nella sua città natale, Bouville-sur-Mer, porta a galla, nella sua mente, una scia di ricordi spesso dolorosi, ma non ha alternative, deve partire. Quando si dice “piove sempre sul bagnato”, per Fanny non è ancora finita, la sua figliastra è stata sospesa dalla scuola, quindi seguirà la matrigna in questo viaggio insolito, non senza un compito, approfittare della trasferta per regolare la situazione scolastica per quanto concerne il tirocinio. La voce narrante esterna ci racconta, poi, dell’amicizia speciale di Angélique e Sarah, della loro crescita, dei difficili rapporti con le figure genitoriali, dell’inizio di un’adolescenza che ad un certo punto si scontra con una realtà crudele e meschina, fatta di ricatti e omertà. Se all’inizio tutto sembra andare nel peggiore dei modi, e la scomparsa di Sarah è già una conferma, l’autrice inizia pian piano a svelarci qualcosa di veramente bello: la solidarietà femminile, fatta di piccoli e grandi gesti, di protezione e abbracci, di lacrime e gioia. Ci sono momenti estremamente commoventi, per cui ho pensato che già solo per quell’immagine che l’autrice è riuscita a creare con le parole, vale la pena di leggere questo libro. Il momento in cui Lilou deve dire addio alla sua mamma, distesa accanto a lei, nel letto dell’ospedale, lascia senza fiato. È la fotografia di un momento così tanto vivida che pare di esser dentro i loro corpi. Quel momento, così tragico e allo stesso tempo dolce e delicato… Lilou è parte integrante di tutta la vicenda, si sente così tanto vicina a Sarah che non potrà non tentare di darle giustizia scoprendo la verità “Lilou aveva la sensazione di essere legata a Sarah dallo stesso dolore”. Fanny non potrà che cedere, anche lei stanca di sentire il peso di quel passato non risolto. Un giallo sì, ma soprattutto una storia d’affetto e d’amicizia. Immergetevi in queste pagine, le emozioni che vivrete sono davvero tante, al di là della risoluzione del caso. Buona lettura!
Erika Maccan

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Se credete che la leggerezza sia l’antitesi dell Se credete che la leggerezza sia l’antitesi della profondità, Muriel Barbery vi farà cambiare idea. Attraverso uno sfoggio di prosa melodioso – lo definirei quasi musicale – riuscirà a convincervi, con un’ironia caustica irripetibile, che l’abito non fa quasi mai il monaco, o per lo meno non nel caso di Renée e Paloma. Renée, 54 anni e un lavoro da portinaia in un lussuoso palazzo parigino, possiede tutte le caratteristiche dell’operaia imbruttita: non cura il suo aspetto, alle domande dei condomini risponde con laconici monosillabi, e l’unico a cui concede attenzioni è il pasciuto Lev, un gatto da appartamento schivo e sedentario. Nel suo intimo, però, nasconde un animo sopraffino, dedito all’arte e alla letteratura e una propensione intellettuale squisita. Al quarto piano vive Paloma, figlia di un importante ministro e delusa dall’insensatezza del mondo. È arguta e sarcastica e, a soli dodici anni, è impegnata nella realizzazione di un’impresa drastica e sconvolgente: l’incendio dell’appartamento in cui vive e il suo stesso suicidio, che dovrà avvenire il giorno del suo tredicesimo compleanno. Le loro esistenze si trascinano stancamente fino all’arrivo nel palazzo di un nuovo inquilino: il signor Ozo, giapponese dallo spirito sensibile e dalla cultura spiccata che farà incrociare i loro destini. “L’eleganze del riccio” non è solo un libro di narrativa, ma un trattato di arte, letteratura e filosofia. È la dimostrazione lampante dell’infondatezza dei pregiudizi di genere, attraverso le esperienze di due protagoniste che racchiudono la voce di tutti i bistrattati e i disillusi del mondo, in un viaggio esistenziale che culminerà con un’unica presa di coscienza: forse, in fondo, c’è ancora qualcosa per cui vale la pena sorridere.

Stefania Russo

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Il racconto gira intorno a tre personaggi, tutti s Il racconto gira intorno a tre personaggi, tutti segnati da un passato molto doloroso. Lucia che ha sofferto per la sparizione del  fratello,  di un matrimonio fallito e  di un cancro, ma ha un carattere forte e riuscirà a superare le sue difficoltà. Richard che ha avuto grosse perdite, una provocata da lui stesso mentre cercava di evadere dai suoi dispiaceri, sarà accompagnato per molto tempo dal rimorso e da un grosso peso, anche lui però troverà la strada giusta per redimersi. Infine Evelyn fuggitiva dal Guatemala, si ritrova immigrata a New York.  Il destino di questi tre personaggi si incrocerà per un avvenimento molto particolare, si ritroveranno a una breve convivenza che cambierà il loro futuro. Ho amato Lucia, il suo carattere forte e l’ironia di come riesce ad andare avanti, ho detestato Richard, per il suo atteggiamento di affrontare la vita mentre era sposato, ho provato compassione per Evelyn, per quello che ha passato in Guatemala e per quello che ha trovato a New York. tutto il racconto si svolge con un alone di mistero che incuriosisce il lettore, la scrittura è scorrevole, ma diversa dai racconti che mi hanno fatto apprezzare l’Allende . comunque lettura bella e che mi sento di consigliare!

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