“I cimiteri sono territori neutri e generatori di empatia”, così inizia la storia di Sarah e Angélique, due bambine, due amiche, accomunate dalla solitudine: Sarah, perché ha perso la mamma, Angélique perché la sua mamma non ha tempo da dedicare a lei e alla sorella maggiore Fanny. La trama di questo libro si sviluppa su due piani temporali e segue le vicende delle ragazze in capitoli suddivisi tra presente e passato. Questo modo di trattare il racconto non lo sento affine, ma capisco sia una tecnica per mantenere attiva la curiosità del lettore. Sono passati vent’anni dalla scomparsa di Sarah Leroy e Fanny Courtin viene incaricata dalla redazione, per cui lavora, di riproporre il caso in una serie di articoli da pubblicare sul nuovo sito web. Fanny però, nonostante aspiri ad una promozione, non vuole rivangare il passato, ancora poco chiaro per certi aspetti, seppure il colpevole del presunto omicidio (il corpo di Sarah non è stato ritrovato) sia in carcere. Inoltre, ha un’altra bella “gatta da pelare”: il suo rapporto molto difficile con la figliastra Lilou. A tutto ciò si aggiunge, inaspettatamente, la morte della madre, con cui aveva mantenuto rapporti cordiali, guidata da un senso di gratitudine per i sacrifici che lei le ha sempre riconosciuto, più che per un vero trasporto affettivo. Il dover ritornare nella sua città natale, Bouville-sur-Mer, porta a galla, nella sua mente, una scia di ricordi spesso dolorosi, ma non ha alternative, deve partire. Quando si dice “piove sempre sul bagnato”, per Fanny non è ancora finita, la sua figliastra è stata sospesa dalla scuola, quindi seguirà la matrigna in questo viaggio insolito, non senza un compito, approfittare della trasferta per regolare la situazione scolastica per quanto concerne il tirocinio. La voce narrante esterna ci racconta, poi, dell’amicizia speciale di Angélique e Sarah, della loro crescita, dei difficili rapporti con le figure genitoriali, dell’inizio di un’adolescenza che ad un certo punto si scontra con una realtà crudele e meschina, fatta di ricatti e omertà. Se all’inizio tutto sembra andare nel peggiore dei modi, e la scomparsa di Sarah è già una conferma, l’autrice inizia pian piano a svelarci qualcosa di veramente bello: la solidarietà femminile, fatta di piccoli e grandi gesti, di protezione e abbracci, di lacrime e gioia. Ci sono momenti estremamente commoventi, per cui ho pensato che già solo per quell’immagine che l’autrice è riuscita a creare con le parole, vale la pena di leggere questo libro. Il momento in cui Lilou deve dire addio alla sua mamma, distesa accanto a lei, nel letto dell’ospedale, lascia senza fiato. È la fotografia di un momento così tanto vivida che pare di esser dentro i loro corpi. Quel momento, così tragico e allo stesso tempo dolce e delicato… Lilou è parte integrante di tutta la vicenda, si sente così tanto vicina a Sarah che non potrà non tentare di darle giustizia scoprendo la verità “Lilou aveva la sensazione di essere legata a Sarah dallo stesso dolore”. Fanny non potrà che cedere, anche lei stanca di sentire il peso di quel passato non risolto. Un giallo sì, ma soprattutto una storia d’affetto e d’amicizia. Immergetevi in queste pagine, le emozioni che vivrete sono davvero tante, al di là della risoluzione del caso. Buona lettura!
Erika Maccan
