Il libro raccoglie tre racconti, tutti in prima persona, in cui le donne protagoniste raccontano un momento di crisi familiare. La prima donna racconta del tradimento del marito, che ha causato il crollo di tutte le proprie certezze. Aveva sempre ritenuto il matrimonio solido, aveva sempre pensato che fossero una coppia ben assortita e, soprattutto, felice. E invece si trattava di una semplice illusione, di una vita vissuta nella bugia, nella finzione. La donna esprime tutto il proprio dolore, non solo per il tradimento, ma per il comportamento del marito che le impone una situazione ambigua. Monique pensa di farcela a dividere il marito con un’altra, ma poi si scatena una rabbia incontrollabile e…. deve prima toccare il fondo per poter risalire dal baratro in cui è finita. La seconda donna è un’ex professoressa di letteratura, molto tenace e categorica! Anche lei vede crollare il proprio mondo e le proprie certezze quando il figlio interrompe la propria carriera accademica per intraprendere un lavoro che lo farà diventare ricco, ma che gli impone anche un cambio di idee politiche. La donna è così sconvolta, che comincia a chiedersi quale sia stato l’errore commesso nell’educare il figlio e non accetta nemmeno la rassegnazione del marito agli eventi e alla vecchiaia che si avvicina….Un errore di valutazione complica tutto! Infine il terzo è il racconto che mi è piaciuto di meno. E’ il monologo di una donna “spezzata” dal suicidio della figlia che, sentendosi in colpa, accusa tutto il mondo di essere stata abbandonata e disprezzata. La scelta del monologo, con una punteggiatura ridotta all’essenziale, che nell’intento dell’autrice doveva risultare vincente, non mi ha convinta. Anzi, ammetto che mi ha disturbata abbastanza. Il libro è coinvolgente. La narrazione in prima persona consente al lettore di essere travolto dai pensieri più intimi, permettendogli di provare una forte empatia nei confronti delle tre donne protagoniste.

Anto Spanò