Ambientato a Monterey in California, come la maggior parte dei romanzi scritti dall’autore statunitense, il testo narra le vicissitudini di una comunità alquanto pittoresca. Infatti questa piccola frazione californiana è abitata da prostitute, senzatetto, vagabondi, da gente che deve tirare la cinghia per sbarcare il lunario e dove l’ unica soddisfazione è rappresentato da una bevuta con gli amici a fine giornata. Non manca la classica locanda e drogheria che caratterizza il luogo, gestita da un simpatico ed emblematico cinese. In contrapposizione a questo mondo di emarginati, convive un laboratorio di biologia diretto dal dottor Mack, per tutti il doc. Nonostante la differenza sociale e culturale tra i due “mondi”, tra loro nascerà una spontanea amicizia e rispetto. Steinbeck racconta magnificamente un piccolo scorcio di quotidianità della sua terra. L’opera ricorda molto un altro suo romanzo Pian della Tortilla, entrambi sono accomunati dalle descrizioni picaresche dei suoi personaggi, dalle “pennellate” descrittive delle ambientazioni, proprio come fosse un affresco. Per un lettore non appassionato di Steinbeck, questi tipi di romanzi potrebbero sembrare e sicuramente per la stragrande maggioranza compresa la critica lo sono, opere secondarie. Questo in rapporto a suoi grandi romanzi come La valle dell’eden, Furore. Questo anche perché raccontano del “nulla”, la trama non è centrale, non vi è lo sviluppo del pensiero filosofico steinbeckiano. Ma le parole, la tecnica narrativa che utilizza Steinbeck, non mi permettono di classificare i suoi romanzi in primari o secondari. Steinbeck è Steinbeck.

Edizione Bompiani

Antonio Martino