Cenere, è uno di quei libri che ti danno forti emozioni che ti inseguono per diversi giorni ancora dopo averlo terminato e i personaggi ti tornano alla mente e restano stampati come se, quei giorni di lettura, fossero stati anni di frequentazioni.
Scritto nel 1904 è un romanzo d’altri tempi con personaggi d’altri tempi, ma le emozioni restano attualissime e non hanno tempo: l’abbandono, l’inganno, l’amore, il tradimento, la vergogna, l’inquietudine e la paura della morte.
Il personaggio che più mi ha affascinato è stato Olì (Rosalia), che pur apparendo solo agli inizi del romanzo (appena quindicenne) tornando poi solo alla fine, resta l’indiscussa protagonista.

“Oppressa dalla solitudine e dalla miseria Olì amava il giovine per ciò che egli rappresentava, per le cose e le terre maravigliose che egli aveva vedute, per la città dalla quale veniva, per il ricco padrone che serviva, per i fantastici disegni che egli tracciava nell’avvenire; ed egli amava Olì perché era bella ed ardente: entrambi incoscienti, primitivi, impulsivi ed egoisti, si amavano per esuberanza di vita e per bisogno di godimento.”
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“Sì, tutto era cenere: la vita, la morte, l’uomo; il destino stesso che la produceva. Eppure, in quell’ora suprema, davanti alla spoglia della più misera delle creature umane, che dopo aver fatto e sofferto il male in tutte le sue manifestazioni era morta per il bene altrui, egli ricordò che fra la cenere cova spesso una scintilla, seme della fiamma luminosa e purificatrice, e sperò, e amò ancora la vita”.

Leggetelo!

Stefano Pisu